Brescia, 20 gennaio 2025 – A scuola non è mai andata e di italiano non conosce una parola. Anni fa la sua mamma l’ha allontanata dal padre, che è restato con suo fratello maggiore. Da allora non si sono più visti. L’unica prova della sua esistenza in vita e della presenza in Italia è l’atto di nascita, siglato in provincia di Rovigo, dove ha vissuto almeno per il primo anno della sua vita.
Il controllo
La protagonista della vicenda è una ragazza cinese che ha appena compiuto 18 anni. Nell’aprile dello scorso anno incappò in un controllo delle forze di polizia in provincia di Brescia, nella zona della Bassa: un’estesa pianura dove d’estate si boccheggia dal caldo e in inverno ci sono nebbia e umidità.
Mondo a parte
Qui si nascondono tanti laboratori tessili clandestini, oltre a quelli legalmente esistenti. Camicerie, stirerie e sartorie cinesi dove i lavoratori restano per 24 ore al giorno, perché lì non solo lavorano ma mangiano, si lavano e dormono, spesso in camere improvvisate e in condizioni igieniche difficili quando non proibitive.
Lì conducono tutta la loro esistenza, senza avere contatti con le leggi italiane, in una sorta di mondo a parte dove le usanze asiatiche sono conservate con rigore e dove predominano la paura per ciò che è diverso e per le autorità, che potrebbero allontanare qualcuno dal gruppo.
La polizia locale del paese ha trovato la giovane alla postazione di lavoro con sua madre e altre persone. Non solo lei ufficialmente non esisteva, ma nemmeno il laboratorio. Nessuno ha potuto o voluto spiegare chi fosse quella ragazza che non parla italiano, spaventata di fronte a uniformi che forse non aveva mai visto.
L’atto di nascita
L’unico documento che sua madre ha saputo fornire alle pressanti richieste degli agenti è quello che riguarda la sua nascita sul suolo italiano, nel Rodigino: altra terra di caldo, di nebbie e di immigrazione. Poco dopo che è venuta al mondo l’unione tra sua madre e suo padre si è interrotta. Non si sa perché, né come mai due fratelli siano stati separati.
La ragazza non risulta mai essere stata in una scuola italiana e non sembra essere mai stata visitata da un medico di base, da uno specialista o in un ospedale, anche se non è escluso che esista una sorta di sistema sanitario parallelo a cui si rivolgono i clandestini asiatici, come avviene in altri Stati nel mondo.
Il futuro
L’unica certezza è che ora le sorti della giovane del Bresciano sono tutte da decidere, perché è diventata maggiorenne e le sue responsabilità, rispetto a quando era una minore, sono cambiate. Sorti oggi affidate alla Questura e al Tribunale di Brescia, che dovranno decidere il da farsi, mentre lei si trova in un luogo riservato, di modo da essere tutelata e protetta dalla curiosità e da ogni altro pericolo.