BEATRICE RASPA
Cronaca

Rifiuti tombati nel cantiere Tav: rinvio a giudizio per i Vezzola

Residui pericolosi nell’area. Il Comune di Lonato. si è costituito parte civiie. Il processo in primavera

di Beatrice Raspa

Avrebbero utilizzato il cantiere di appoggio per realizzare la Tav Brescia-Verona a Lonato come una pattumiera in cui far sparire una montagna di rifiuti pericolosi, risparmiando così sui costi di smaltimento. Ieri il gup Paolo Mainardi li ha rinviati tutti a giudizio. Imputati, i titolari della Vezzola spa di Lonato, ossia Giovanni, Marco e Stefano Vezzola (il capofamiglia Bernardo, finito sotto indagine con i parenti, è deceduto).

Andranno a giudizio in primavera per discarica abusiva, inquinamento ambientale e abuso edilizio, reati contestati anche all’azienda ai sensi della legge 231. Il Comune gardesano sarà parte civile. La ex cava Traversino e gli attigui laghetti, di proprietà dei Vezzola, erano stati sequestrati nel 2019.

Indagando sulla costruzione del percorso naturalistico Lugana-Marina a Sirmione, ad opera dei Vezzola, i forestali di Salò e il pm Ambrogio Cassiani avrebbero scoperto un anomalo quanto massiccio trasferimento di materiale nei laghetti. Per l’accusa la ditta, autorizzata dal Comune a costruivi un piazzale con 130 mila metri cubi di materiale non pericoloso, hanno interrato oltre il doppio di asfalto, calcestruzzo, lamiere, plastica. Quanto alla Traversino, chiusa dalla Regione nel 1982 perché contaminata, sarebbe zeppa di scorie di acciaieria, olii esausti, pneumatici che hanno già avvelenato la falda acquifera.

E ancora, ieri è entrato nel vivo con l’esame dei primi imputati pure il processo all’imprenditore Roberto Montini e ai figli Jessica e Nicholas, titolari della Autotrasporti Montini e della Nicho di Sabbio Chiese. Con i classificatori Rudi Tonni e Angelo Carugati sono accusati di inquinamento e traffico di rifiuti organizzato: spacciandoli per rottami, avrebbero venduto alle fonderie rifiuti al Pcb mescolandoli in un ‘sandwitch’ di materiali legali.