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Cronaca

Debutta il treno che non inquina: come funziona e su quale linea sarà attivo

Il nuovo convoglio a idrogeno ha esordito a Rovato, nel nuovo deposito di Fnm costruito ad hoc. Il governatore Attilio Fontana: “Questa è la prova che decarbonizzare significa anche un giusto mix di fonti”. Le critiche del Pd: “Non tornano i numeri”

Attilio Fontana (s), presidente Regione Lombardia, e Andrea Severini, nuovo amministratore delegato Trenord, alla presentazione del primo treno a idrogeno italiano alla stazione di Rovato, Brescia, 13 febbraio 2025. Ansa/Filippo Venezia

Attilio Fontana (s), presidente Regione Lombardia, e Andrea Severini, nuovo amministratore delegato Trenord, alla presentazione del primo treno a idrogeno italiano alla stazione di Rovato, Brescia, 13 febbraio 2025. Ansa/Filippo Venezia

Rovato, 14 febbraio 2025 – Negli ultimi mesi è stato testato sui circuiti ferroviari di Salzgitter, in Germania, e su quello bolognese di San Donato: qui ha svolto e sta svolgendo i collaudi per le certificazioni del caso e le prove di dialogo con i sistemi di segnalamento.

Il 23 gennaio è approdato a Rovato, nel nuovo deposito di Fnm, dove ieri ha fatto la sua prima apparizione pubblica. Il riferimento è al primo treno a idrogeno della flotta di Trenord, il primo in tutta Italia.

L’entrata in servizio è prevista “nel primo semestre del 2026” sulla linea che collega Brescia, Iseo ed Edolo. Gestita da Ferrovienord, la linea si estende per 103 chilometri scanditi da 28 gallerie. Ed è proprio la presenza delle gallerie a rendere critico il ricorso all’elettrificazione. Anche da qui la scelta dell’idrogeno.

Svolta ecologica

La tabella di marcia concordata da Regione Lombardia, Trenord e Alstom – azienda produttrice delle motrici – è mettere sui binari 6 treni a idrogeno entro giugno 2026 e arrivare via via a 14, rimpiazzando definitivamente le littorine a gasolio. Non solo treni, però.

La svolta eco-friendly richiede anche nuovi siti, proprio come quello di Rovato, in fase di ultimazione, che consentano la manutenzione e il rifornimento dei convogli. In programma ce ne sono altri tre: uno a Edolo, uno a Iseo e uno a Brescia, tutti da ultimare entro giugno 2026 perché finanziati col Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Per quello di Brescia il rispetto della scadenza è in forse.

Il funzionamento

Nel dettaglio, i nuovi treni utilizzano l’idrogeno per generare elettricità, evitando così l’emissione diretta di anidride carbonica. L’energia è generata nella carrozza intermedia: qui l’idrogeno immagazzinato si combina con l’ossigeno nelle celle a combustibile generando in questo modo energia elettrica.

Le batterie agli ioni di litio accumulano, poi, l’energia, che è utilizzata durante l’accelerazione per supportare le celle a combustibile. Prodotti in Italia, questi treni hanno 240 posti e un’autonomia di 600 chilometri.

Quanto al sito di Rovato, realizzato da Ferrovienord, è il primo impianto ferroviario pensato per i treni a idrogeno. Conta cinque binari all’aperto, due al chiuso, armadi per lo stoccaggio delle batterie, colonnine per la connessione dei treni alla rete elettrica e un impianto di rifornimento. L’investimento complessivo per il sito è di 30 milioni, coperti anche con fondi Pnrr.

Gli elogi

Alla presentazione hanno preso parte il sottosegretario Alessandro Morelli, il presidente della Regione, Attilio Fontana, gli assessori regionali Claudia Terzi (Infrastrutture) e Franco Lucente (Trasporti), i presidenti Andrea Gibelli (Fnm) e Pier Antonio Rossetti (Ferrovienord), l’amministratore delegato di Trenord, Andrea Severini, il parigrado di Alstom, Michele Viale e, infine, Alberto Dossi, presidente di Sapio, azienda produttrice dei gas.

“Questa giornata – dichiara Fontana – conferma la vocazione della Lombardia ad essere terra di primati. Qui tocchiamo con mano un servizio che contribuisce a migliorare l’efficienza del trasporto ferroviario e alla decarbonizzazione ed è la prova che per una mobilità sostenibile non ci si deve focalizzare solo sull’elettrico ma creare un mix”.

Un concetto ripreso da Lucente: “Dobbiamo essere in grado di valorizzare tutte le fonti energetiche, trovando la giusta sintonia tra mezzi moderni, un servizio di alto livello e la sostenibilità”.

“Questo progetto cambierà la Val Camonica e il Sebino – sottolinea Terzi –. Qui abbiamo una coincidenza di fattori positivi: la linea è di Ferrovienord, quindi della Regione, e il sedime è facilmente accessibile, per queste ragioni è stato più facile mettere in linea la parte di produzione e di distribuzione dell’idrogeno e il suo utilizzo sui treni. Ma questo modello è scalabile su tutta Italia, soprattutto dove l’elettrificazione è difficile”. “In Lombardia – sintetizza Morelli – il futuro è il presente”.

Le critiche

Il Pd lombardo è critico e lancia “un’operazione verità sul progetto perché i numeri non tornano”. “La Brescia-Iseo-Edolo – spiega Emilio Del Bono, consigliere regionale dei Dem – serve un’area di 400mila abitanti, eppure ad oggi trasporta solo 750mila passeggeri l’anno. Con la messa in circolazione del treno a idrogeno, purtroppo, non si prevede di aumentare la frequenza delle corse. Per contro i costi saliranno: il costo per l’adeguamento dell’infrastruttura è di 400 milioni di euro, quello di esercizio, oggi di 3 milioni l’anno, salirà a 24,4 milioni, di cui 9 per il servizio e il resto come canone di noleggio dei treni che Trenord dovrà corrispondere a Fnm. Questi numeri non sono ragionevoli e non portano all’obiettivo di spostare i pendolari dall’auto al trasporto pubblico locale”.