FEDERICA PACELLA
Cronaca

La Brescia segreta dei senzatetto: la vita di chi prova a rialzarsi e allontanarsi dalla strada

Visite guidate con gli ospiti del centro “Riparo“ come ciceroni: la città illustrata da chi vive in strada. L’obiettivo? Ridare dignità e combattere la solitudine. “Sono cose che ti fanno sentire una persona”

Il progetto del centro Riparo

Il progetto del centro Riparo

BRESCIA – Via Milano, le strade del quartiere Carmine, il Castello. Luoghi che di storie, spesso ignorate, perché vissute ai margini della strada e della società. Vite difficili, tra dipendenze che talvolta provocano, talvolta aggravano problemi di salute mentale, e il dolore di affetti che non ci sono mai stati o che si sono interrotti, anche a causa delle scelte di chi, poi, è finito a vivere per strada. Brescia raccontata dai senza dimora assume connotati nuovi: i loro racconti fanno incontrare mondi lontani, quello di chi vive alla luce del giorno, tra casa e ufficio, e quello di chi, invece, vive all’ombra dei palazzi dismessi, dove si paga per dormire su un materasso. Il successo delle precedenti edizioni ha spinto l’associazione Perlar a riprovarci: si sta così lavorando alla nuova edizione primaverile di Brescia nascosta, visite guidate della città accompagnate dagli ospiti del Riparo, supportati da un’esperta professionista.

“L’associazione – spiega Lara Cornali, coordinatrice degli operatori dell’associazione – è nata nel 2016 con l’obiettivo di occuparsi dell’aspetto relazionale della vita delle persone senza dimora. Il nostro nome vuol dire proprio questo, “Per la relazione“”. Per ridare dignità e combattere la solitudine e la tristezza della vita di strada, è nato, appunto, Il Riparo, aperto il sabato e la domenica pomeriggio, per accogliere senza dimora e volontari (40, tutti giovani, a cui si aggiungono un centinaio di volontari che si occupano invece del negozio dell’usato “Poco conto“) che si incontrano, giocano, si raccontano.

“È un bell’ambiente, tranquillo, sano”, racconta Arianna (nome di fantasia, ndr), lo sguardo provato ma fiero. Il suo tetto per la notte è il dormitorio (“noi donne siamo poche, gli uomini sono di più, servirebbero più posti”), il pasto alla mensa pubblica. Ma ci sta provando a rimettersi in piedi: ora è tra le migliori del corso di informatica attivato proprio in Perlar, nell’ambito del progetto Includo (sostenuto dal Fondo per la Repubblica Digitale Impresa Sociale). “Dicono che sono la più brava, non lo so, a me sembra di capirci poco. Ho scritto il curriculum, mi piacerebbe trovare lavoro. Facevo l’aiuto cuoco, sarei contenta di tornare a lavorare in cucina”.

Arianna sarà probabilmente anche tra le prossime ‘guide turistiche speciali’. “Per ogni posto potrei raccontare tanto, tanti ricordi”, racconta, con lo sguardo che fruga nella mente. Ricordi non tutti piacevoli, perché la strada non è un posto facile. Secondo l’ultimo rapporto della Fio.psd ‘La strage invisibile’, nel 2024 sono stati 78 i senza dimora deceduti sulle strade della Lombardia (434 in Italia). A Brescia, il bollettino si è fermato a 4. Eppure, l’arte, la storia, la cultura, sono mondi che attirano anche chi, all’apparenza, avrebbe altri bisogni ben diversi. Ad Arianna, ad esempio, si illuminano gli occhi quando parla delle visite al Museo di Santa Giulia, sempre con Perlar.

“I tour, il laboratorio di teatro, le visite al museo, ma anche il biglietto sospeso al cinema Nuove Eden, con Fondazione Brescia Musei – racconta Cornali – sono stati pensati per potenziare la sfera più immateriale”. “A me le visite al museo sono piaciute molto, si è instaurato une bel rapporto con la referente, Cristina. Mi ha detto di cercarla, che quando ha mezz’ora me la dedica. Sono cose che ti fanno sentire una persona”.