Brescia, 4 dicembre 2016 - Mille dubbi in attesa di un nuovo video, se mai verrà postato. Non è la prima volta che Sergio Zanotti - il bresciano che non dà più notizie di sè dall’aprile scorso, scomparso presumibilmente mentre era in Turchia ed oggi al centro di un dubbio caso di rapimento da parte di sedicenti terroristi islamici - si allontana misteriosamente da Marone. Anni fa, poco dopo essere fallito con l’azienda di montaggi industriali di cui era titolare con un altro socio e che aveva sede in Valcamonica, il piccolo imprenditore si era reso irreperibile per diverso tempo, trovando rifugio nei Balcani.
A raccontarlo è un ex collega del maronese. «Sergio è sempre stato una persona di grande cuore – spiega il conoscente di Zanotti – e agli inizi del 2000 è stato raggirato perché troppo fiducioso nelle persone. Poi la sua azienda è fallita. Allora per qualche tempo si è recato nei Balcani. In seguito ha fatto ritorno in Italia, dove nel frattempo è arrivata una condanna per bancarotta, che ha trascorso ai domiciliari. Questa volta, però, siamo sicuri che è trattenuto all’estero contro la sua volontà. Il perché non si sa». In questi giorni, mattone dopo mattone, cominciano a emergere particolari sull’uomo che per tutti a Marone ha peccato di ingenuità e avventatezza e che dopo la batosta lavorativa ha cercato in ogni modo di riprendersi.
«Non è mai stato cattivo, anzi, – ha dichiarato un parente – ma purtroppo dopo il fallimento è cambiato. Non abbiamo mai davvero saputo cosa facesse. È stato più volte all’estero. Probabilmente ha cercato fortuna. Noi parenti ora aspettiamo che torni a casa con la certezza che non ha fatto nulla di male». In paese i ricordi si susseguono e raccontano di una persona che quando non lavorava trascorreva il tempo nei bar con conoscenti e amici, con i quali non parlava mai di cose davvero personali. Tutti lo hanno riconosciuto con certezza, voce compresa. Solo la ex moglie, Jolande Manier, ha avuto dei dubbi sul tono, che ha spiegato essere diverso da quello del padre delle sue tre figlie, di cui una vive ormai da tempo in Germania. «La voce è sua – spiegano al bar Centrale di Marone – così come le fattezze del viso e gli occhi, anche se lo sguardo appare turbato». Il presunto rapimento dell’uomo è documentato da un video apparso su Facebook postato da tale “Abu Jihad”, che in un colloquio visionato dall’agenzia Ansa chiede che Roma «agisca, o nei prossimi giorni manderò un altro video (dell’italiano, ndr), senza testa».
Nelle immagini del filmato non ci sono però simboli che richiamino Daesh e nessuna rivendicazione sarebbe stata fatta ufficialmente. «In Turchia, sul confine siriano – commenta un cooperante – non abbiamo mai sentito parlare di un italiano rapito. L’Isis, inoltre, non veste di bianco i prigionieri, bensì di arancio. Anche l’iconografia è inusuale, dato che i terroristi evidenziano i loro simboli. L’uomo armato, inoltre, non pare uno dei serafici guerriglieri di Daesh, come si nota dai movimenti e dal modo in cui tiene il fucile. L’Isis inoltre fa fare gli appelli sempre in inglese». Nei giorni scorsi un uomo che si chiama Marco Scalvinoni ha spiegato di avere chiesto all’amico Zanotti di recarsi in Turchia per aiutarlo in un affare. La storia, appare però assai lacunosa e mancante di dettagli credibili.