Brescia, 21 settembre 2016 - Sesso tra guardie donne e detenuti maschi, dentro e fuori dalla casa di reclusione bresciana di Verziano. La vicenda bollente non solo infiamma una delle due carceri cittadine (sono presenti uomini e donne), ma arriva anche al Palagiustizia intitolato a Giuseppe Zanardelli dove sarebbe stato aperto un fascicolo. Da qualche tempo le voci si rincorrevano. «A Verziano ci sono agenti di polizia penitenziaria che hanno rapporti sessuali con alcuni ospiti. Tutti lo sanno, ma nessuno dice nulla». Da mesi il tam tam che arrivava dalla casa di reclusione alla periferia della città raccontava di scene hot immortalate anche dalle telecamere interne del penitenziario. Rapporti sessuali vietati dal regolamento non solo all’interno della casa reclusione, ma anche al di fuori dove non possono esistere relazioni tra operatori e reclusi. E così qualcuno da Verziano ha preso la strada del capoluogo per raccontare tutto in Procura.
Il segreto è così venuto a galla, ma nessuno per il momento ha la voglia di confermarlo. Due le agenti di polizia penitenziaria che al momento sarebbero coinvolte nella vicenda. Una ha chiesto di essere trasferita a Bollate, la seconda invece è in malattia. I rapporti tra guardie e detenuti sarebbero avvenuti anche con i reclusi che potevano godere della semilibertà. La direttrice della casa di reclusione, Francesca Lucrezi preferisce non parlarne, ma avrebbe già preparato e depositato un rapporto su tutta la vicenda al tribunale di Sorveglianza. La palla ora passa alla Procura. Qui si cercherà di fare chiarezza sulla storia a luci rosse per capire non solo come davvero si siano svolti i fatti, ma anche quanti erano a conoscenza della bollente intimità che era venuta a crearsi tra le sbarre.
«Per il momento preferiamo che non emerga nulla di più rispetto a quello che la stampa conosce», si limita a commentare il procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno che comunque non smentisce gli episodi dal sapore più che boccaccesco. A chiedere indagini veloci sono anche i sindacati della polizia Penitenziaria. «Chi ha l’autorità deve fare chiarezza in fretta – sottolinea Antonio Fellone, segretario nazionale del Sinappe, il sindacato che a Brescia conta tra gli agenti della Penitenziaria circa 150 iscritti – Preferiamo non entrare nel merito della vicenda, vogliamo però sottolineare che a fare emergere il caso sono stati gli stessi agenti in servizio a Verziano. Il lavoro quotidiano degli operatori non può essere messo in dubbio». Parla di gogna mediatica invece la Cgil.
«Come spesso succede quando si affrontano temi che riguardano la Pubblica Amministrazione la stampa “fa di tutta un erba un fascio” ignorando il danno che ne deriva – osserva Calogero Lo Presti, Coordinatore Regionale Cgil Polizia Penitenziaria - Esprimiamo la nostra vicinanza e solidarietà al Corpo della Polizia Penitenziaria in particolar modo al personale Femminile di Verziano». Nonostante le mancate conferme e le mancate smentite, spetterà alla magistratura fare chiarezza ed evitare proprio «che si faccia di ogni erba un fascio».