FEDERICA PACELLA
Cronaca

Siccità o troppa pioggia. Il mais perde terreno: "Non è più redditivo"

L’appello alla Regione per evitare che scompaiano le colture Dop

L’appello alla Regione per evitare che scompaiano le colture Dop

L’appello alla Regione per evitare che scompaiano le colture Dop

Siccità, eventi estremi, pioggia in eccesso: così la cerealicoltura va in crisi. Per questo, il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli (nella foto) con Fausto Nodari, presidente della sezione mais, hanno chiesto all’assessore regionale, Alessandro Beduschi, di intervenire a supporto del comparto che vive una situazione di emergenza. Nelle ultime tre annate agrarie, infatti, si sono susseguite molte criticità. Nel 2022 la grande siccità (e una situazione geopolitica critica) ha portato alla perdita di produzione fino al 70-80%. L’anno dopo, l’evento estremo di luglio ha gettato a terra tutto il mais nelle tre province più produttive, mentre il 2024 è stato caratterizzato da una piovosità eccezionale, con 1500 millilitri di pioggia in un anno e pesanti fitopatie.

L’enorme perdita di redditività ha costretto gli agricoltori a ricorrere a colture alternative, come soia e sorgo, in un territorio sempre caratterizzato dal mais. "Per il 2025, la stagione si avvia come l’anno scorso – commenta Garbelli –: siamo in ritardo con la semina della medica, mentre per il mais guardiamo il meteo. Non siano in ritardo, ma neanche più in anticipo". Nel Bresciano nel 2024 sono stati 26.547 gli ettari destinati al mais; nel 2014 erano 43.830, nel 2021 erano 30.680. Se si aggiunge l’aumento dei costi e il dimezzamento della Pac, si capiscono le difficoltà del settore. "I prezzi non hanno sostenuto a sufficienza il gap – spiega Confagricoltura Brescia – e i costi di produzione si sono attestati su una forbice dai 2.840 ai 3.020 euro per ettaro, con una perdita secca di 500 euro, e una produzione che si attesta sui 2.600. Situazione che, oltre al calo di redditività, ha indotto il comparto a ridurre le aree coltivate a mais e a rivolgersi ai mercati extra UE, per l’approvvigionamento degli animali. Mais, tra l’altro, prodotto con standard che non garantiscono la reciprocità di sistemi agronomici, ambientali ed etici che, invece, il Green deal impone agli agricoltori italiani ed europei". Da qui l’appello a una misura straordinaria “salva Dop“, per evitare che si perda la coltura del mais.