Mai nella storia bellica si è combattuto alle altitudini raggiunte dai soldati durante la Grande Guerra. E i segni di quel conflitto, finito nel 1918, si ritrovano ancora: a seguito dello scioglimento dei ghiacciati il corpo di un soldato dell’esercito austroungarico è stato ritrovato a 3.100 metri di quota sulla montagna dell’Adamello vicino al confine tra Lombardia e Trentino-Aldo Adige.
Il cadavere è stato recuperato in località Crozzon di Lares dai carabinieri di Carisolo, dalla squadra di Soccorso alpino dei carabinieri di Madonna di Campiglio-Carisolo e dalla Sovrintendenza dei Beni archeologici della Provincia di Trento.
I resti delle ossa e del tessuto organico sono piuttosto rovinati dal tempo e le intemperie, ma gli elementi della giubba e del cappotto sono ancora quasi integri. Il corpo è stato portato al cimitero di Trento e, dopo le autorizzazioni della Procura della Repubblica, è stato messo a disposizione dell'Ufficio per la tutela della cultura e della memoria del ministero della Difesa, che condurrà ulteriori accertamenti per ricostruirne la storia, anche grazie ad esami autoptici e alla documentazione storica.
Non è il primo caduto della Prima Guerra Mondiale a spuntare a causa dello scioglimento dei ghiacciai, accelerato a seguito del riscaldamento globale: altri due soldati, due fanti della Brigata fanteria di Como, erano stati rinvenuti a quasi 3.000 metri di quota sulla Marmolada verso la metà di agosto. Nello stesso periodo sul Monte Civerone, in Valsugana, sono stati recuperati anche i resti di due soldati austroungarici morti tra il 25 e il 26 maggio 1916 durante l'offensiva militare conosciuta con il nome di “Strafexpedition”.