Brescia, 9 febbraio 2025 – Lo Stendardo dei Disciplini, capolavoro del Rinascimento bresciano, è finito al centro di una vicenda di cronaca che sembra echeggiare il copione di un film comico. Una turista sbadata, infatti, cadendo nella sala in cui l’opera si trova esposta, al museo di Santa Giulia, ne ha squarciato la tela, provocando danni per migliaia di euro.
![Brescia, lo ‘Stendardo dei Disciplini’ del Moretto strappato (in basso a destra) durante la mostra al Museo Santa Giulia](https://www.ilgiorno.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/ZjRkZDA3NjQtZWNlYi00/0/brescia-lo-stendardo-dei-disciplini-del-moretto-strappato-in-basso-a-destra-durante-la-mostra-al-museo-santa-giulia.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
Prima di questo incidente – che verrà, ovviamente, ben presto emendato con una riparazione a cura di tecnici esperti – il quadro realizzato da Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, aveva fatto notizia per il suo ritorno in città nell’ambito di una mostra dedicata proprio al Rinascimento, successivo al suo approfondito restauro.
L’opera
Lo Stendardo dei Disciplini misura 142 centimetri di base e 200 centimetri di altezza. È un dipinto in olio su tela, realizzato su due lati. Su una “faccia” è raffigurata la Vergine, in gloria su una nube e con le braccia spalancate in segno di accoglienza. Ai suoi piedi sono in preghiera, con il tipico saio bianco, due “disciplini” – da qui il nome – ovvero devoti alla Madonna del Carmine, per la cui confraternita la tela venne eseguita, uno dei quali con il capo interamente coperto da un cappuccio, mentre l’altro ha il volto scoperto, rivelando le sembianze di un giovane con la barba. Dall’altra parte, invece, due santi non identificati.
L’opera fu eseguita negli anni Venti del Cinquecento da Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, tra i massimi pittori del Rinascimento bresciano. L’attribuzione al Moretto è dei primi del ‘900. In precedenza lo scultore Antonio Canova – che acquistò il quadro nel secolo precedente – vi aveva visto la mano del Pordenone. In precedenza sarebbe stato esposto nella chiesa bresciana dedicata a Santa Maria del Carmine.
Il restauro
![La presentazione dell'opera dopo il restauro: qui è visibile l'altro lato della tela, con la Vergine e i due disciplini che indossano il tipico saio bianco](https://www.ilgiorno.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/NTRhMWMxZGUtMjhiNy00/0/la-presentazione-dell-opera-dopo-il-restauro-qui-e-visibile-l-altro-lato-della-tela-con-la-vergine-e-i-due-disciplini-che-indossano-il-tipico-saio-bianco.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
Il ritorno della tela a Brescia è stato preceduto da un’importante opera di restauro, eseguita dallo studio Marchetti e Fontanini. L’intervento ha consentito di restituire piena leggibilità alla pellicola pittorica originaria, recuperando i valori colorisitici e luministici della creazione morettesca e restituendo planarità alla tela che ora risulta pienamente leggibile.
Le condizioni dell’opera – probabilmente collocabile nella produzione tardo giovanile del Moretto – risultavano compromesse dalla sua esposizione nel corso delle processioni. Il dipinto presentava ampi rimaneggiamenti, ritocchi estesi e suture degli strappi molto invasive, oltre a risultare deformato dalla sovrapposizione di colle e vernici. La tela è stata messa a disposizione del museo di Santa Giulia dal Tempio Canoviano di Possagno, dove si trova esposta di consueto.