
La strage di piazza della Loggia a Brescia avvenne il 28 maggio del 1974. L’attentato provocò la morte di nove persone e il ferimento di altre 102
Brescia – La sera della strage Roberto Zorzi fu fermato, ma dopo 16 ore fu rilasciato. Il settantenne marmista di Verona, ex ordinovista con la passione dei dobermann - che oggi alleva a Seattle, sotto l’insegna Littorio - raccontò di essere innocente e di avere un alibi: il 28 maggio 1974 alle 10 era nel bar-biglietteria della stazione delle filovie di via Mameli a Verona, non a Brescia a mettere la bomba. Il braccio destro dell’allora capitano dei carabinieri Francesco Delfino, Paolo Siddi, si affrettò ad annotare che la figlia del titolare del bar si diceva certissima di averlo visto ai tavoli a sfogliar riviste con due giovani, Claudio Antolini e Massimo Galvani.
Ieri in Assise, al processo nei confronti del presunto esecutore materiale dell’attentato, è venuta a testimoniare la ex ragazza del bar, Daniela Bellaro. Oggi pensionata, nel ‘74 aveva 14/15 anni e, quando non era a scuola, aiutava il padre dietro il bancone. "Mai conosciuto in quegli anni uno Zorzi. Non ho idea di chi fosse. La parola certissima poi non rientra nel mio vocabolario, quella frase non l’ho mai detta” ha dichiarato, negando di riconoscere l’imputato in foto.
"Ricordo che erano venute al bar le forze dell’ordine, cercavano un ragazzo, parlarono con mio padre due minuti. Manco lui sapeva nessun nome. Non mi chiesero nulla”. Il rapporto Delfino tuttavia dà appunto conto che la donna non avesse dubbi di averlo notato al bar. Ma nessuno all’epoca si premurò di identificare i due - Antolini e Galvani - con cui in teoria Zorzi era stato.
Il suo difensore, Stefano Casali, ha contestato alla teste che, sentita nel 2015 dal colonnello del Ros Massimo Giraudo, aveva fatto mettere a verbale di essere stata sentita su un ragazzo coinvolto nella strage di Bologna (un errore con Brescia), e che Zorzi sapeva chi fosse - "alto e antipatico” - “perché gli facevamo l’abbonamento per il bus”. “Mai detta una frase simile” ha ribadito secca Bellaro. Giraudo le chiese se aveva magari avuto un filarino con lui. “Zero”.
In aula sono comparsi poi altri testi dell’accusa. Un ex carabiniere di Sant’Ambrogio, Valter Parigi, l’attuale sindaco del paese di residenza nel ‘74 dell’imputato, Roberto Albino Zorzi - quanti “non ricordo" - i fratelli veronesi Massimo e Luigi Galvani. Solo il secondo conosceva Zorzi: “Una volta sì lo vidi al bar degli autobus, ma non ricordo quando”. Lo conosceva bene pure Elisabetta Faccincani, ex moglie di uno dei capi di ON: “Lo vidi a sotterrare in giardino quelle che penso fossero armi. Quando seppi che era stato fermato rimasi allibita, ero convinta fosse scappato in Grecia”.