FEDERICA PACELLA
Cronaca

Studenti denunciati dopo la segnalazione di abusi, la professoressa contro il preside: “Serve capacità d’ascolto”

Mariasole Bannò, docente di UniBs esperta di tematiche relative a violenze e discriminazioni di genere, interviene sul caso del liceo Leonardo di Brescia

la professoressa Mariasole Bannò

la professoressa Mariasole Bannò

Brescia – “Non basta la legge: serve formazione anche per chi ha potere. E capacità di ascolto”. Una riflessione costruttiva quella espressa da Mariasole Bannò, docente di UniBs esperta di tematiche relative a violenze e discriminazioni di genere, alla luce di quanto sta accadendo al liceo Leonardo.

Le dichiarazioni del preside Massimo Cosentino rispetto alle azioni di Collettivo Onda Studentesca e alla divulgazione delle presunte molestie sui social, aprono una riflessione che va al di là del caso specifico. “Le dichiarazioni pubbliche del dirigente hanno spostato il centro del dibattito – spiega Bannò -. Invece di concentrarsi sulla tutela delle vittime e sull’importanza di un ascolto rispettoso, l’attenzione si è focalizzata sulla difesa dell’istituzione e sul danno reputazionale. Come cittadina, come professionista dell’educazione e della ricerca, sento il dovere di esprimere una riflessione chiara: leggere frasi come ‘chiedere che ognuno risponda delle proprie azioni e ne accetti le conseguenze’, pronunciate da chi ricopre una posizione di potere, non fa bene alla lotta contro la violenza. Al contrario, intimidisce chi potrebbe in futuro trovare il coraggio di parlare”.

Cosa si sta facendo per chi ha trovato il coraggio di parlare? “Il punto non è – e non può essere – se sia vero o falso’. Il punto è: come si gestisce una segnalazione di questo tipo in modo rispettoso, adulto e responsabile”. Il rischio, forte, è che passi il messaggio peggiore: non parlate, perché tanto verrete esposte, smentite. “Non è un’accusa, è un invito alla consapevolezza. Quando emergono segnalazioni di violenza, ciò che serve non è solo applicare correttamente le procedure, ma anche adottare un linguaggio che protegga chi denuncia”.

Quanto ai social, usati dai ragazzi per parlare della vicenda, per Bannò “sono lo spazio in cui le nuove generazioni comunicano. Non conoscerli è un limite”. Ci sono già tanti progetti nelle scuole. “Serve ora una visione nuova della leadership educativa, che non si limiti a ‘difendere la scuola’, ma che si interroghi su come renderla capace di affrontare la complessità dei tempi”.