Brescia, 13 dicembre 2024 – Tocca a suor Anna Donelli, la religiosa accusata di avere aiutato il clan ‘ndranghetista guidato da Stefano Tripodi, raccontare la sua verità. La monaca è arrivata questa mattina, venerdì 13 dicembre, in tribunale a Brescia, dove è in programma l’interrogatorio con il gip che una settimana fa ha disposto nei suoi confronti gli arresti domiciliari, nell’ambito dell’inchiesta che ha portato a indagare 25 persone, appartenenti o legate a un gruppo criminale da tempo radicato in provincia di Brescia.
Suor Anna Donelli, da anni volontaria nelle carceri bresciane e a San Vittore, è accusata di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo gli inquirenti la monaca si sarebbe "messa a disposizione del sodalizio criminale per garantire il collegamento con i sodali detenuti in carcere".
L'avvocato Robert Ranieli aveva già annunciato che la religiosa avrebbe risposto alle domande del gip.
La linea difensiva
Suor Anna non si riconosce in alcuna delle contestazioni che le vengono mosse. “Lei ha radicalmente negato tutto – afferma il legale – Assolutamente dice, sia per il ruolo che ho come suora, sia per quello che sono, perché lei è un po' l'angelo degli ultimi". Non solo. La religiosa avrebbe anche spiegato punto per punto, in un interrogatorio durato due ore e mezza, ognuno degli atteggiamenti che hanno portato gli inquirenti a definirla “a disposizione del sodalizio criminale”.
"Se tutte le persone fossero come lei, il mondo andrebbe molto bene. Lei ha negato radicalmente tutto e ha dato una spiegazione" ha aggiunto il difensore. "In particolare, quelle intercettazioni sono fatte da altri, dette da altri, ma lei non c'è. Lei è stata in quella che è ritenuta la base dei Tripodi accusati di mafia, che era un'officina, ma perché semplicemente in un certo periodo ha vissuto a Brescia perché era in una comunità qui, quindi lavorava anche nel carcere di Brescia e conosceva uno dei due perché lo aveva aiutato come volontaria quando era stato detenuto per breve tempo a San Vittore e quindi l'ha ritrovato lì".
L’incidente del nipote
I Tripodi, intercettati, dissero "suor Anna è una di noi". "Quella dei Tripodi era una millanteria, una semplice millanteria", sostiene il difensore della religiosa.
Il difensore ha poi spiegato che cosa intendesse la suora quando, intercettata, disse di potersi affidare a degli amici potenti per risolvere un incidente che aveva avuto la nipote.
"L'ha chiarito perché non è così, non era una questione di amici potenti, lei ha detto un'altra versione assolutamente vera, anche quella credibile. Lei voleva solamente che venisse fatto un chiarimento su una contravvenzione che aveva avuto una nipote e quelle persone che erano lì erano di un'officina e quindi potevano verificare se la regolarità della macchina che aveva fatto l'incidente con la nipote c'era o no"