Brescia, 30 dicembre 2024 – Libera. Dopo essere stata per 25 giorni ai domiciliari, schiacciata da un’accusa pesante: quella di essere la “postina“ dei boss della cosca ‘ndraghetista dei Tripodi di Brescia, una contestazione da lei negata con forza. Il tribunale del Riesame ha annullato la misura cautelare a carico di suor Anna Donelli, la 57enne religiosa cremonese storica volontaria delle carceri (da San Vittore a Canton Mombello) arrestata il 5 dicembre per concorso esterno in associazione mafiosa nella doppia inchiesta dell’Antimafia.
La suora è tornata a rivedere il cielo fuori dalla sua abitazione alla periferia di Milano. “Sono contentissima, quasi non ci credo” ha dichiarato al suo difensore, l’avvocato Raniel Danieli. “Per conoscere le ragioni dell’annullamento dell’ordinanza di custodia bisognerà attendere le motivazioni, i giudici si sono presi 45 giorni – spiega il legale – Non sappiamo se gli indizi di colpevolezza siano stati ritenuti insufficienti oppure se siano le esigenze cautelari a difettare. Ma certo già da ora possiamo tirare un respiro di sollievo. Suor Anna ha trascorso momenti molto duri, di abbattimento. Ha passato le feste di Natale in completa solitudine, ricevendo come unica visita quella della Madre superiora e del suo padre spirituale. Non vedeva l’ora di tornare nel mondo a fare del bene, come ha sempre fatto. Per prima cosa intende rivedere le consorelle, i ragazzi della cooperativa Kairos, la congregazione. Quanto al volontariato in carcere, per ora si asterrà: la situazione è delicata e la mia assistita non intende in alcun modo mettere in difficoltà nessuno”.
Gli inquirenti si sono fatti di suor Anna un’idea poco lusinghiera: avrebbe dato una mano concreta e continuativa a Stefano Terzo Tripodi e al figlio Francesco, presunti capi di una potente ‘locale’ radicata nel Bresciano, contigua alla cosca calabrese Alvaro di Sant’Eufemia D’Aspromonte, capace di attrarre nella propria orbita imprenditori, politici. E persino, recita l’accusa, una religiosa.
“Lei è una dei nostri” diceva Tripodi senior, intercettato. Era ambasciatrice di “ordini, direttive, aiuti morali e materiali ai sodali o contigui” finiti dietro le sbarre, ha scritto il gip, Andrea Guerrerio, che ha firmato oltre 30 misure cautelari. Ha aiutato a pianificare strategie criminali di reazione alle attività delle forze dell’ordine e della procura. Dava una mano ai reclusi per farli comunicare con i parenti pur in presenza di divieto, risolveva dissidi tra fazioni in carcere per conto del boss. Andava a trovare i Tripodi nell’officina alla periferia industriale di Flero e in sua presenza Tripodi senior parlava senza mezzi termini, dicendosi orgoglioso dei progressi di un suo dipendente (a sua volta arrestato, ndr) che stava imparando a sparare per le future rapine. E lei, suor Anna, tranquillizzava una nipote nei guai dopo un incidente stradale dicendo che ne avrebbe parlato con i suoi “amici”.
Tutte accuse che la religiosa ha rigettato con forza durante un lungo interrogatorio davanti al gip. “Suor Anna è innocente, nelle intercettazioni sono gli altri che hanno parlato, non lei – l’ha difesa l’avvocato Ranieli – Quando Tripodi dice “la suora è dei nostri“, millanta. Non c’è nulla di vero. Non solo non era consapevole del ruolo criminale dei Tripodi, ma si è sempre limitata a svolgere il suo ruolo evangelico senza giudicare”. Il giudice aveva confermato la misura. Ora, il Riesame ha fatto il contrario.