Sussidi al reddito per pochi e politiche attive per il lavoro che faticano a decollare. A sei mesi dalla fine del reddito di cittadinanza, sostituito dall’assegno di inclusione (Adi) e dal sostegno per la formazione ed il lavoro (Sfl), sembrano essersi avverate le preoccupazioni della vigilia sull’esclusione di molte famiglie da quello che era l’unico sostegno al reddito percepito. I numeri li ha forniti l’Inps, che ha pubblicato il primo osservatorio sulle nuove misure. Per quanto riguarda la Lombardia, i nuclei che hanno visto accolta la domanda di Adi tra l’1 gennaio ed il 30 giugno sono 43.046. Tanti o pochi? Il confronto va fatto con i precedenti percettori di reddito di cittadinanza, che è stato sostituito da queste due misure. Confrontando i dati di maggio 2024 con maggio 2022 (nel 2023 la misura era stata già depotenziata), si vede come il numero di percettori sia quasi dimezzato, passando da 66.631 percettori di reddito di cittadinanza del 2022 a 37341 beneficiari di Adi del 2024; il confronto con il 2021 rileva un gap ancora maggiore, visto che al tempo erano stati 86865 i nuclei beneficiari. Di fatto, un taglio radicale, 70mila persone in meno nel giro di due anni solo confrontando il dato del mese di maggio; il trend è analogo in tutte le province lombarde, ma anche sul territorio nazionale, tanto che, alla luce dei dati Inps, la Cgil ha sottolineato, a livello nazionale, che è stata dimezzata la platea di coloro che potevano contare su una misura di contrasto alla povertà.
Difficile pensare che chi percepiva il reddito di cittadinanza abbia trovato lavoro: basti pensare che le famiglie che hanno avuto accesso al Sfl sono state solo 3.372 a livello lombardo. L’importo medio dell’Adi? In Lombardia la media è di 576 euro al mese. Il rischio che il passaggio da una misura all’altra possa lasciare esposta alla povertà una buona parte di famiglia lo ha ravvisato anche il Comitato Scientifico incaricato per la valutazione degli esiti del reddito e pensione di cittadinanza nell’ambito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. L’analisi evidenzia che Adi e Sfl consentono di rimediare alcune criticità del precedente reddito, rafforzando il ruolo delle politiche attive nel contesto di una forte crescita dell’occupazione, ma bisogna valutare l’efficacia della riduzione della povertà. Per questo, il Comitato Scientifico ha formulato alcune Raccomandazioni per le istituzioni preposte, a partire dall’esigenza di adeguare la soglia del reddito Isee per la partecipazione alle misure tenendo conto del tasso di inflazione registrato negli anni recenti.
La prova del nove sono le testimonianze che arrivano da chi si occupa di povertà ogni giorno: Caritas Brescia, ad esempio, ravvisa una crescita di lavoro povero e di over 65 in difficoltà ad affrontare le spese quotidiane, mentre l’osservatorio Acli regionale ‘Over’ i lavoratori con figli a carico minori di 14 anni sono la categoria più fragile e più a rischio di scivolamento in povertà, se non già in una situazione di povertà conclamata.