Temù (Brescia), 15 agosto 2021 - L’andare e venire dal luogo dove Laura Ziliani è stata sepolta non ha fine. Vuoi la vicinanza con la Ciclovia dell’Oglio, vuoi le tante foto e riprese del posto, diventato riconoscibile e facilmente trovabile, oltre agli abitanti di Temù, che fin lì si sono spinti per posare ceri, fiori e oggetti e per pregare e ricordare l’amica perduta, tanti, troppi turisti in queste ore si stanno recando sul luogo dei fatti, dove scattano foto ricordo: chi a piedi, chi in bici. Nessuno ha pensato a rendere, almeno temporaneamente, l’area non raggiungibile dal pubblico sia per rispetto nei confronti della donna morta in modo misterioso, sia perché in quella zona non mancano i cartelli che avvisano della possibilità di piene improvvise dovute a manovre idrauliche e dunque potrebbero esserci dei pericoli. C’è chi va in centro a Temù, dove si trova la casa in cui la Ziliani trascorreva i fine settimana e dove era diretta quando è partita da Brescia la sera del 7 maggio: l’ultima volta in cui è stata vista viva e l’ultima volta in cui ha salutato la figlia Lucia, rimasta in città e, anche per questo motivo, non iscritta nel registro degli indagati. La gente del paese è stanca di questo tipo di turismo, fatto di selfie e commenti talvolta impropri. Trova ingiusta la curiosità di chi cerca un fermo immagine, una cartolina o uno scatto dei luoghi teatro del giallo. Se i resti di Laura Ziliani sono stati riconosciuti grazie a orecchini a pendente e a una deformazione del piede che la costringeva a portare delle particolari solette realizzate appositamente per lei e che spostava di calzatura in calzatura, usandole persino per le ciabatte, si attende l’esame del Dna, che cristallizzerà il riconoscimento grazie a un campione fornito da una delle figlie. Non solo: non si sa ancora se vi sia un colpevole, anche se l’incidente è stato completamente escluso, dato che la donna è stata sotterrata. Sul suo corpo, inoltre, non c’erano segni di violenza tanto da fare pensare che quando è morta dormisse, forse narcotizzata o avvelenata.
La posizione delle figlie Paola e Silvia, indagate per omicidio volontario con Mirto il fidanzato della maggiore, non cambia. L’iscrizione nel registro degli indagati è stato, come detto dagli inquirenti, "atto dovuto" e tale resterà fino a che, eventualmente, saranno ufficializzati elementi che vadano ad aggravare la loro posizione o a escluderli totalmente dai fatti. Entrambe le ipotesi sono plausibili. I dubbi sono tanti e molte le incongruenze. Come mai la mattina dell’8 maggio tutte le luci di casa erano accese? Le ragazze erano solite dormire fino tardi, invece quel giorno i movimenti nell’abitazione di vicolo Ballardini sono iniziati molto presto e non sembrerebbero essere stati limitati a solo quelli di Laura che si preparava per andare a fare una passeggiata. Lei non avrebbe acceso tante stanze e tutti e 4 i piani, mansarda compresa. Anche la mansarda rappresenta un dubbio. Non ha mai avuto tende fino a una quindicina di giorni dopo la scomparsa. Ma forse, semplicem ente, chi puliva non voleva esser guardato da altri dato il momento difficile. Se l’omicidio è avvenuto per motivi economici quali sarebbero? La Ziliani aveva diversi immobili e in paese si racconta che in vicolo Ballardini la famiglia avrebbe voluto aprire un bed and breakfast. Mamma e figlie erano tutte della stessa idea?