BEATRICE RASPA
Cronaca

Tenta di uccidere la moglie e si difende così: "Non volevo, sono sonnambulo"

A Braone nel 2021 provò a soffocare la coniuge col cuscino, poi per lo choc si lanciò dal balcone ferendosi Due perizie ne hanno stabilito la “capacità di intendere”: toccherà al giudice decidere su nuovi esami

Sonnambulismo

Braone (Brescia), 13 ottobre 2023 –  Ha un attacco di sonnambulismo, e mentre è in modalità di “attività automatica” tenta di uccidere la moglie che dorme nel letto accanto a lui. Poi, quando si sveglia e realizza cosa ha appena fatto, in preda allo choc si butta dal balcone di casa al secondo piano, e si salva per miracolo. Ora è a processo, davanti ai giudici della prima sezione penale, con l’accusa di tentato omicidio della consorte. Il protagonista della controversa vicenda - perché la dinamica del fatto non si presta a una lettura univoca - è un 58enne di Braone, piccolo centro della Valcamonica.

La storia che ha fatto finire una coppia sconosciuta alle forze dell’ordine, ordinaria e priva di pregressi all’insegna della violenza, in un’aula di Tribunale - lui seduto sul banco degli imputati, lei parte civile - risale alla notte del 4 gennaio 2021.

L’uomo, un operaio, fu trovato sull’asfalto sanguinante, in stato confusionale, da soccorritori e carabinieri. Poco prima si era lanciato dalla finestra della propria abitazione. Era vivo, seppure seriamente ferito. In casa, sconvolta, c’era invece la moglie, una coetanea che all’epoca gestiva un locale della zona. A suo dire mentre dormiva si era trovata improvvisamente addosso il marito che senza un motivo apparente le aveva stretto le mani attorno al collo e poi le aveva schiacciato un cuscino sul volto, fino a toglierle il respiro. A forza di urlare e dimenarsi, il compagno aveva desistito, e poi si era gettato nel vuoto. Il caso finì nelle mani dei carabinieri della compagnia di Breno, allertati per un’aggressione tra le mura domestiche.

Stando ai primi accertamenti l’operaio avrebbe appunto agito in preda a un improvviso sonnambulismo che per qualche minuto gli avrebbe ottenebrato la coscienza. "Non avevo alcuna intenzione di uccidere", fu la sua versione. Una volta dimesso dall’ospedale, al 58enne fu notificato un divieto di avvicinamento nei confronti della donna. In fase di indagine una perizia disposta dal gip concluse per una sua piena capacità di intendere e di volere sia al momento dei fatti sia in seguito, e per la sua imputabilità. Esito stigmatizzato dalla difesa, che ottenne un’integrazione di perizia, affidata a un secondo esperto del sonno che concluse nuovamente per la piena capacità dell’indagato, ma non escluse che alla luce di altri accertamenti clinici la valutazione sarebbe stata diversa. Sulla scorta delle conclusioni peritali la Procura ha ottenuto il rinvio a giudizio.

Il procedimento è approdato davanti al presidente della prima sezione Roberto Spanò che ora potrebbe disporre una nuova perizia risolutiva. Se ne riparlerà il 14 dicembre, quando sarà anche chiamata a deporre la parte offesa