REDAZIONE BRESCIA

Territorio troppo sfruttato, il chiurlottello è sparito

Il chiurlottello, specie in estinzione a causa dello sfruttamento eccessivo del territorio, potrebbe essere quasi certamente estinto. La comunità scientifica parla di una probabilità del 96% di estinzione.

Territorio troppo sfruttato, il chiurlottello è sparito

Il chiurlottello, specie in estinzione a causa dello sfruttamento eccessivo del territorio, potrebbe essere quasi certamente estinto. La comunità scientifica parla di una probabilità del 96% di estinzione.

Specie in estinzione, per effetto, tra le varie cause, dello sfruttamento eccessivo del territorio. Un tema che esula dai confini geografici, perché, si sa, nell’ambiente tutto è collegato, come gli anelli di una catena. Un articolo appena pubblicato sulla rivista Ibis annuncia che il chiurlottello, specie da molti anni classificata a rischio di conservazione, si è quasi certamente estinto. Le coste del Mediterraneo, hotspot per la biodiversità, sono così il teatro di quella che probabilmente è la terza estinzione documentata di una specie di volatili nell’area del Paleartico occidentale, dopo l’Alca impenne (anno di estinzione 1844) e la Beccaccia di mare endemica delle Canarie (1940). Non è facile valutare con certezza l’estinzione di una specie, specialmente nel caso in cui sia diffusa in un areale particolarmente ampio. Per questo motivo la comunità scientifica parla di una probabilità di estinzione, che nel caso del chiurlottello è drammaticamente alta, il 96%.

Il chiurlottello si vedeva nei cieli italiani soprattutto in fase di migrazione, mentre la nidificazione era documentata per lo più nelle zone del Centro-Sud Italia. Dal 1995 in avanti non ha più fornito osservazioni ritenute certe, nonostante le numerose iniziative di ricerca mirata e il crescente numero di rilevatori nei monitoraggi invernali degli uccelli acquatici (International Waterbird Census, IWC, progetto di indagine internazionale coordinato da Ispra a livello italiano). "Non sappiamo quale sia la causa che ha portato probabilmente all’estinzione – spiega Nicola Baccetti, responsabile dell’Area per l’epidemiologia, l’ecologia e la gestione della fauna stanziale e degli habitat di Ispra –. Si tratta comunque di un segnale di sovrasfruttamento delle risorse nei posti riproduttivi, in questo caso nella Siberia meridionale, dove è stato messo a coltura ogni singolo ettaro di palude, oltre al prelievo venatorio. Il punto è che se oggi si materializzasse uno stormo di dieci chiurlottelli sul territorio italiano, saremmo in grado di consentirne lo svernamento in attesa della stagione riproduttiva primaverile?". F.P.