Quasi 10mila misurazioni delle concentrazioni di radon in case e uffici nel 2023 da cui è emerso che, nel 10% dei casi, i valori erano sopra i livelli di riferimento. È il quadro lombardo riportato nella relazione di Isin sulla radioattività ambientale. In Lombardia fra le 3.450 abitazioni l’8% è risultato sopra il valore di riferimento di 300 Bq m-3, mentre il 15% è oltre i 200. Tra i luoghi di lavoro, la percentuale di concentrazioni sopra i 300 Bq m-3 sale all’11% su un totale di 5.365 misurazioni fatte in un anno; nelle scuole, si arriva al 10% su 1.029 misurazioni.
L’esposizione al radon indoor è un fenomeno di origine naturale legato al tipo di suolo su cui gli edifici sono costruiti; elevate concentrazioni causano l’aumento del rischio di tumori al polmone. La percentuale lombarda emersa dalle rilevazioni è in linea con la media nazionale (9%) ma decisamente superiore al 4,1% delle abitazioni rilevate nell’indagine nazionale del 1989-1998, a lungo punto di riferimento prima dell’entrata in vigore nel 2020 del decreto legislativo che ha introdotto importanti novità su prevenzione e protezione dalle radiazioni ionizzanti, adeguando la normativa nazionale a quella europea.
I livelli massimi di riferimento, in termini di valore medio annuo della concentrazione di attività di radon in aria, sono fissati a 300 Bq m-3 per i luoghi di lavoro e per le abitazioni esistenti, e pari a 200 Bq m-3 per le abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024. In caso di superamento della concentrazione media annuale, è obbligatorio il risanamento per gli ambienti di lavoro, mentre gli interventi sono solo raccomandati nelle abitazioni.