BEATRICE RASPA
Cronaca

Truffa in ospedale: "Niente liste d’attesa? Mi paghi 500 euro". Nei guai a Brescia il primario Giovanni Mazzoli

Il luminare dell’Oculistica di Esine accusato anche di peculato e falso. Chiedeva tangenti ai pazienti, falsificava certificati e lavorava in nero. Sequestrati 200mila euro in contanti, orologi e quadri di grande valore

Il primario di Oculistica Giovanni Mazzoli

Brescia – Truffa aggravata, peculato, falso in atto pubblico, corruzione, induzione indebita. Quasi duecentomila euro nella sua disponibilità finiti sotto sequestro preventivo perché ritenuti frutto di guadagni illeciti. Un tesoro di quadri e orologi di valore, oltre ad altri contanti, trovati nella sua villa durante l’ispezione dei carabinieri e a loro volta sequestrati. L’elenco delle contestazioni che la procura muove a Giovanni Mazzoli, 63 anni, primario del reparto di Oculistica dell’ospedale di Esine, in Valcamonica, è lunghissimo.

Da ieri il medico, un professionista di fama tra i fondatori dell’Unità specialistica nell’ospedale camuno, è ai domiciliari stretti, così come ha disposto il gip, Federica Brugnara. Il pm Donato Greco aveva chiesto il carcere. Il giudice ha concesso i domiciliari, pur ritenendo fondato il rischio di reiterazione dei reati e di inquinamento probatorio. Stando all’ipotesi accusatoria, Mazzoli avrebbe indotto gran parte dei suoi pazienti che dovevano essere sottoposti all’intervento di rimozione delle cataratte a consegnare tra i 500 e i 700 euro ciascuno per essere inseriti fraudolentemente nelle liste delle operazioni da eseguire con il Servizio sanitario nazionale, eludendo i lunghi tempi di attesa gestiti dal Centro unico di prenotazione.

Avrebbe poi visitato al poliambulatorio di Esine in regima di ‘intramoenia’ facendosi pagare in contanti, omettendo di rilasciare fattura e non girando il dovuto alla Asst e appropriandosi dunque di quote pubbliche (pari 26.80% degli importi incassati, tra il novembre 2022 e il gennaio circa 38mila euro, sostiene chi indaga: avrebbe dichiarato un’ottantina di visite ma ne avrebbe effettuate circa 450). E ancora: Mazzoli avrebbe finto di essere in ospedale timbrando il badge in entrata e in uscita, mentre in realtà si dedicava alla libera professione al di fuori dei tre pomeriggi a settimana autorizzati, garantendosi così lo stipendio dell’ente pubblico e l’onorario per le visite private.

E non è tutto: il professionista avrebbe redatto certificati medici falsi finalizzati al rinnovo delle patenti di guida omettendo di indicare patologie o minimizzando la mancanza di diottrie, ovviamente in cambio di qualche bigliettone allungato sottobanco. Per il giudice, il medico, caratterizzato da "propensione all’inganno e alla falsificazione" avrebbe "dimostrato notevole versatilità nell’attività illecita posta in essere non solo abusando dei propri poteri in modo pressoché quotidiano, ma anche commettendo plurime truffe ai danni dello Sato e alterando certificati".

L’indagine, nata per caso da un’intercettazione nell’ambito di un altro procedimento, in cui i carabinieri della compagnia di Breno sentirono discutere di una presunta tangente pagata al Mazzoli da parte di un figlio per permettere al padre di saltare la fila e operarsi velocemente, avrebbe accertato una ventina di casi fotocopia, sfociati in pagamenti, tra il novembre 2022 e il gennaio seguente. Il sistema era sempre lo stesso: con fare amichevole, prospettare ai pazienti tempi di attesa biblici - anche dieci anni - per farsi operare con la mutua, buttare lì che nel frattempo lui sarebbe andato in pensione e chissà quali giovani medici avrebbero operato al posto suo. Senza contare che l’intervento in privato sarebbe costato "un patrimonio", 2-3mila euro, mentre lui, Mazzoli avrebbe potuto operare a stretto giro. Certo, dietro compenso.