di Beastrice Raspa
Vent’anni. È la condanna inflitta ieri in Assise a Kadrus Berisha, il muratore kosovaro che il 4 novembre 2020 ha ucciso con 14 coltellate la ex, la 42enne ucraina Viktoriia Vovktrub (nella foto) che l’aveva lasciato, e poi l’ha sepolta nel giardinetto incolto di una bocciofila abbandonata al quartiere Primo Maggio. Omicidio pluriaggravato - dalla premeditazione, dalla crudeltà, dai futili motivi e dallo stalking - maltrattamenti, lesioni e soppressione di cadavere erano i reati contestati. Dopo due ore di camera di consiglio i giudici - presidente, Roberto Spanò - hanno emesso una sentenza pilota a Brescia, riconoscendo per la prima volta ex post, a dibattimento concluso, lo sconto di pena richiesto dalla difesa in sede di udienza preliminare. Il mancato riconoscimento delle aggravanti ha infatti determinato la riqualificazione dell’omicidio aggravato, di pertinenza esclusiva dell’Assise, in omicidio volontario semplice, reato giudicabile con rito abbreviato. Il pm Donato Greco aveva chiesto l’ergastolo con isolamento diurno di un anno: "Questo non è un omicidio passionale, abbiamo un uomo che perseguitava la compagna da due anni e l’omicidio ne è l’epilogo, è una punizione. Berisha ha messo in atto condotte feroci e disumane prima e dopo. Aveva premeditato il delitto condizionandolo alla mancata ripresa del rapporto. Dopo averla uccisa l’ha legata mani e piedi e l’ha buttata in una buca e dopo dieci minuti al telefono diceva agli amici che quella puttana se n’era andata via con tre egiziani. Ha tentato di nascondere le prove, ha mentito ripetutamente, non si è mai pentito e ha ammesso le sue colpe solo in aula. L’unica cosa positiva è che ha fatto ritrovare il cadavere".
E ancora: "Viktoria aveva paura per la sua incolumità ma ha commesso l’errore di avere sottovalutato Berisha, che voleva tenersi buono per ottenere con il suo aiuto il permesso di soggiorno". La Corte ha riconosciuto una provvisionale di 175mila ai genitori e al figlio della badante, rappresentati dagli avvocati Maffeo Dagnoli, Michela Gafforini: "Viktoria era una madre che cercava una vita dignitosa in Italia per garantire un futuro migliore ai figli, di cui uno minorenne, in patria. Voleva che ottenessero un titolo di studio. La madre sapeva che lui l’avrebbe ammazzata, ma lei ha sopportato per i figli". Per la difesa, gli avvocati Alessandro Bertoli e Mauro Bresciani, l’omicidio è invece stato un evento “occasionale“, sganciato dalle condotte precedenti, delle quali comunque non vi sarebbero prove.