BEATRICE RASPA
Cronaca

Uccise un ladro a Serle, primo giorno di carcere per Franzoni

L'uomo si è consegnato dopo la pronuncia in Cassazione. Sul social commenti di sostegno

Mirko Franzoni

Mirko Franzoni

Serle (Brescia), 11 ottobre 2019 - Alle ore   20 di mercoledì ha saputo che la sentenza di condanna a suo carico era diventata irrevocabile. E giovedì mattina quando si è svegliato, con la consapevolezza che di lì a poche ore sarebbe stato portato in carcere, non ha nemmeno atteso che i carabinieri lo prelevassero da casa. Si è presentato spontaneamente all’ingresso della casa di reclusione di Verziano. Lui e una borsa. Pronto a scontare i 9 anni e 4 mesi dietro le sbarre che gli sono stati inflitti in tre gradi di giudizio per avere ucciso a fucilate un ladro in fuga per le vie del suo paese.

A scrivere l’ultimo capitolo della vicenda giudiziaria di Mirko Franzoni, 33enne meccanico di Serle imputato di omicidio volontario, è stata l’altra sera la Cassazione. Il verdetto, come già i precedenti delle corti d’assise di primo e secondo grado, ha suscitato un’ondata di sdegno collettivo manifestata dal popolo dei social, ampiamente solidale con Mirko: "Sei un eroe", "Schifosi, vergognatevi". E ancora: "Avrebbero dovuto dargli una medaglia, invece lo mettono in prigione", "Non capisco perché deve vincere il delinquente", sono alcuni dei commenti postati su Facebook. Eduard Ndoj, 26enne albanese, la sera del 14 dicembre 2013 si era intrufolato a casa dal fratello dell’imputato per rubare. Era con complice, che però fuggì nei boschi. Franzoni raccontò di essersi messo a cercare il ladro portandosi il fucile perché temeva vagasse armato, ma per l’accusa organizzò una vera ronda durata due ore. "Non volevo ucciderlo, è partito un colpo perché lui voleva strapparmi di mano il fucile" si giustificò il meccanico, che ora dovrà pagare anche la provvisionale di 125mila euro ai genitori e al fratello della vittima. I giudici però ritennero la tesi dello sparo accidentale "inverosimile": "Franzoni sparò all’altezza della spalla, nella posizione di chi colpisce un bersaglio" decretarono in appello. Non solo. Preparò una versione difensiva con l’aiuto di parenti e compaesani, ritenuti "omertosi" e colpevoli di "depistaggio". E’ ancora aperta l’indagine a carico del padre e fratello di Mirko, Eugenio ed Ezio Franzoni, e dei vicini Dario e Marco Sorsoli, denunciati per falsa testimonianza.