MILLA PRANDELLI
Cronaca

Val Camonica, incisioni rupestri tesori ancora da scoprire

Trovate iscrizioni non solo negli otto parchi camuni, patrimonio Unesco. L’esperto: "Gran lavoro da fare: ci vorranno cento anni per cento archeologi"

L’archeologo Ausilio Priuli, grande conoscitore delle incisioni in Val Camonica

L’archeologo Ausilio Priuli, grande conoscitore delle incisioni in Val Camonica

Tra le pieghe delle Alpi lombarde, la Val Camonica custodisce un archivio millenario scolpito nella roccia. Un libro di pietra le cui pagine attendono ancora di essere pienamente interpretate e lette. I cosiddetti pitoti, figure incise con pazienza ancestrale, raccontano una preistoria vibrante, un dialogo muto tra l’uomo e la montagna che ha valso a questo luogo il primato di primo sito Unesco italiano.

Oltre ai parchi istituiti per proteggere queste voci silenziose, il territorio nasconde un tesoro più vasto: migliaia di incisioni abbandonate al sole, alla pioggia e alla neve, lasciate dalle mani dell’uomo diecimila anni fa. La ricerca da parte degli archeologi non si ferma. Dai 2800 metri del più alto dei laghi di Ercavallo fino alle alture di Pisogne, ogni pietra potrebbe nascondere un nuovo capitolo. Perché la Val Camonica è un racconto aperto, scolpito nel cuore delle Alpi.

"Non ci sono iscrizioni solo negli otto parchi camuni – dice Ausilio Priuli, archeologo –. Ce ne sono a partire dal fondo Valle e fino a Case di Viso. Se si prende il treno per Edolo, appena prima di Capo di Ponte, guardando a destra dal finestrino si vedrà una roccia con bellissimi oranti. Ci sono incisioni oltre i duemila metri di altitudine: tutto il territorio da Case di Viso, fino a 2800 metri, all’ultimo lago di Ercavallo, è pieno di incisioni rupestri. Al Montozzo, a oltre 2700 metri, ho scoperto un’incisione con tre iscrizioni reto etrusche. C’è ancora tantissimo da scoprire. Ci vorranno 100 anni per cento archeologi".

In Valcamonica non ci sono solo iscrizioni, anche tracce di insediamenti, come a Case di Viso, Premia di Vione, in Valgrande e in Valle di Canè. "Da Monno in su ho scoperto 78 insediamenti almeno del primo millennio avanti Cristo – sottolinea Priuli – per quanto concerne le iscrizioni c’è una grande concentrazione da Cogno all’Annunciata e alla Valle del Davine, dove ci sono più di 100 superfici istoriate. Recentemente ne ho trovate a Flaccanico, nell’unica parte bergamasca di Val Camonica. E Molte ve ne sono tra Artogne e Pisogne".

Le vette hanno un’aurea sacrale. Se ne parlerà nella nuova Collana di libri “Le Rose Camune”, curata da Zamenhof Art e edita da Mondadori. Spiega il professore Umberto Sansoni: "Sul lago d’Arno, sopra la Val di Saviore, abbiamo un rinvenimento interessante dell’età del Bronzo. In acqua abbiamo trovato due spilloni e un’ascia. Il ritrovamento ha un significato importante, vista la presenza di numerose rocce coppellate e di tante testimonianze folcloriche, tra cui quella legata alla fonte delle Zane, simili alle Aquane, personaggi mitologici. Questo ci fa sospettare una frequentazione rituale delle vette".