
di Federica Pacella
Potrebbe diventare strategico per il popolo afghano il posto di primo soccorso di Dara realizzato nel 2002 da Emergency nella valle del Panshir, “adottato“ da Brescia in questi anni. Era il 2008, infatti, quando i genitori di Simone Palini hanno deciso di onorare la memoria del figlio, investito da un’auto a soli 15 anni mentre andava in bicicletta, assumendo l’impegno di mantenere il Fap (First aid post) di Dara, tassello della rete di presìdi sanitari di Emergency in Afghanistan (3 ospedali e 40 tra primo soccorso e ambulatori). La raccolta fondi, per arrivare ai 10mila euro all’anno necessari al mantenimento del Fap di Dara, è sempre stata sostenuta da una grande generosità del territorio. Si può dare un contributo versando all’Iban IT65L0306909606100000073489 indicando la causale Per Simone; in caso di superamento dei 10mila euro, i fondi vanno comunque ad Emergency in Afghanistan. "Dal 2009 – ricorda Mirne Lusardi, mamma di Simone, volontaria bresciana per Emergency – sono state fatte 214mila visite, di cui il 47% circa a donne e bambini da 0 a 14 anni: una piccola struttura, in un’area così complicata, che tuttavia dà un grande sostegno". I FapPhc di Emergency sono le uniche strutture a fornire gratuitamente servizi di pronto soccorso per ferite di guerra e traumi, assistenza sanitaria di base e trasferimento in ambulanza dei casi più gravi per il ricovero presso il Centro chirurgico e pediatrico o il Centro di maternità di Emergency ad Anabah. "Tutti gli ospedali e pronto soccorso di Emergency stanno continuando a funzionare – spiega Lusardi – anche se, soprattutto nel Nord, si registrano minori accessi di donne, per mancanza di sicurezza negli spostamenti. C’è profonda preoccupazione su dove stiano partorendo queste donne. Tenga conto che ad Anabah nascono 7mila bambini all’anno, il doppio del nostro Civile". Per ora, il personale di Emergency sembra non registrare difficoltà negli spostamenti, neanche nel passaggio ai chek-point presidiati dai talebani. Anche le donne che lavorano come medici, ostetriche, infermiere nell’ospedale di Anabah per ora continuano ad essere al lavoro.
"È una normalità strana, all’interno di una grande tensione", riporta Lusardi, che segue da Brescia le vicende afghane, grazie ai contatti con il personale dell’associazione. Uno dei reparti di Anabah è stato, però, convertito in ospedale di guerra, perché proprio il Panshir potrebbe diventare teatro di nuovi scontri, visto che qui si sta organizzando la resistenza ai talebani. "Il “nostro“ punto di Dara dovrebbe restare aperto – spiega Lusardi – continueremo così a dare il nostro contributo".