Ci sono volute le parole dei docenti e del preside in persona per far capire agli studenti le conseguenze anche penali che ora rischiano le due bulle minorenni che hanno pestato una loro coetanea giovedì a Gardone Val Trompia. Perché per qualcuno, quelle ragazze diventate “famose” per il video virale di cui parlano tutti, stavano diventando quasi delle eroine. E questo è forse l’aspetto che più sconvolge quando (troppo spesso) accadono questi episodi: la mancanza di empatia verso le vittime e l’assoluta inconsapevolezza delle conseguenze della violenza, aggravata dalla diffusione in rete.
La stessa inconsapevolezza che, probabilmente, ha portato le autrici del pestaggio a ricercare la visibilità. I fatti saranno accertati dalle indagini dei carabinieri, ma è probabile che giovedì, quando le autrici del gesto hanno attirato la vittima nel sottopasso del parcheggio “I portici”, a 300 metri dalla caserma dei carabinieri e vicino alla fermata dei bus (proprio nell’ora di uscita dalla scuola), sapevano che il loro atto sarebbe stato ripreso.
Così è stato. A intercettare il video sono stati alcuni docenti, che hanno notato un certo trambusto tra i ragazzi che guardavano il video e che hanno subito segnalato le immagini al dirigente della scuola frequentata dalla vittima. Il resto è cronaca: i carabinieri hanno identificato e denunciato le due ragazze (che non sono compagne di scuola della vittima) per lesioni e una terza amica, che le avrebbe “ingaggiate” per gelosia. Le indagini proseguono per capire se ci siano stati episodi analoghi.
«Un fatto triste – commenta il dirigente scolastico Stefano Retali, in stretto contatto con la famiglia della vittima -. Ciò che fa più male è l’indifferenza di chi assisteva alla violenza, incitandola. La ragazza deve affrontare ora ferite fisiche e morali. Noi siamo vicino alla famiglia, il nostro impegno è riportarla a scuola quanto prima". Il dirigente ha già messo in calendario due incontri di formazione per tutti i genitori delle 18 classi prime, per riflettere su temi educativi. "Ma non è qualcosa di estemporaneo, lo facciamo ogni giorno, i nostri docenti, ma anche le forze dell’ordine sono attivi nella prevenzione". Ieri anche l’incontro con i compagni di classe per riflettere su quanto avvenuto. "Parlando ho visto tanti volti cambiare colore, perché non era chiaro a tutti quali fossero le conseguenze che ora rischiano le due ragazze. Il rischio è che ai giovani arrivi solo la notorietà che si raggiunge con questi gesti".
Per il dirigente dell’ufficio scolastico di Brescia, Giuseppe Bonelli, "questi fatti purtroppo non sono una sorpresa. Di bullismo e cyberbullismo la scuola ne parla, ci sono reti che formano i docenti perché vigilino su questi fenomeni. Ma non siamo in grande compagnia. Queste vicende nascono dalla solitudine educativa dei ragazzi: non basta la scuola, in un contesto che esalta comportamenti prevaricanti e prepotenti. Poi stiamo parlando di minori, che devono essere recuperati, non solo puniti. D’altra parte non è neanche giusto generalizzare, perché la gran parte dei ragazzi non si comporta così". Sconvolta la comunità di Gardone Val Trompia. "Un fatto gravissimo, ma va gestito – commenta il sindaco Pierangelo Lancelotti -. Ora bisogna creare una rete, dare una mano ai genitori, senza incendiare gli animi. L’indifferenza dei ragazzi? È grave, ma ricorda molto certi commenti lasciati sui social dagli adulti".