LUCA MARINONI
Cultura e Spettacoli

Brescia, completato il restauro della chiesa di S. Maria Bambina

Completato l'impegnativo intervento sull'edificio sacro cinquecentesco di Cagnatico, un lavoro che ha riservato alcune "sorprese" di assoluto interesse

La chiesetta cinquecentesca di S. Maria Bambina è tornata al suo originario splendore

La chiesetta cinquecentesca di S. Maria Bambina è tornata al suo originario splendore

La ricollocazione dell’ancona e della grande pala dell’altare maggiore e del dipinto dell’altare di S. Antonio ha completato definitivamente il lungo ed impegnativo intervento di restauro che ha riportato al suo originario splendore la chiesa di S. Maria Bambina a Cagnatico, frazione di Odolo in provincia di Brescia.

Un risultato molto importante, che ha fatto rifiorire un gioiello dell’arte sacra valsabbina e bresciana (ma non solo), del quale parlano già le cronache del 1.580. L’importante opera ha preso il via ancora prima dell’arrivo dell’emergenza sanitaria ed è stata voluta dall’allora parroco di Odolo, don Gualtiero Pasini, mentre il suo successore, don Nicola Signorini, ha guidato la fase conclusiva che ha portato a termine il percorso. A livello tecnico, si è trattato di un restauro assai complicato, che è stato affidato al qualificato staff del restauratore bresciano Leonardo Gatti dopo l’approvazione dell’Ufficio Beni Culturali della curia bresciana ed è stato seguito costantemente da Angelo Loda e Camilla Rinaldi della Soprintendenza di Brescia: “L’intervento – racconta il professor Gatti – ha interessato sia l’esterno che l’interno dell’edificio sacro. Quando abbiamo iniziato il nostro lavoro, l’antica chiesa si trovava in condizioni di cattiva conservazione. Riportare il tutto nelle condizioni originali si presentava come una sfida complessa e delicata. Abbiamo fatto ricorso alle tecniche più innovative e qualificate e possiamo dire che il risultato finale è sotto gli occhi di tutti”.

Un intervento di restauro che ha riservato due significative “sorprese” lungo il suo cammino: “Nel momento di intervenire sulle tinteggiature – prosegue il restauratore bresciano – sotto parte della tinteggiatura bianca che era stata sovrapposta nel tempo, abbiamo ritrovato le tracce dell’antica decorazione originale, ricca e luminosa. Inoltre, quando nella parte conclusiva del restauro ci siamo occupati della grande pala dell’altare maggiore, abbiamo scoperto che, in realtà, il dipinto era composto da due pezze di tela cucite tra di loro orizzontalmente, quella in basso cinquecentesca e quella in alto settecentesca. Sul retro abbiamo trovato una scritta che spiegava il tutto: Refatta tutta da Antonio Moncini, dilettante senza istruzione, finita nel 1.791”.

Il tutto per un risultato di indubbio rilievo per la storia dell’arte sacra valsabbina e bresciana (ma non solo), che è stato reso possibile grazie al contributo della Fondazione Acciaierie Valsabbia e di alcuni imprenditori ed aziende del territorio da una parte e, dall’altra, della Fondazione della Comunità Bresciana, di numerose famiglie e benefattori locali, che, insieme al supporto dei volontari, hanno confermato con le loro donazioni l’affetto per la storica chiesetta dedicata a S. Maria Bambina.