Brescia, 20 luglio 2024 – Segnali di preoccupazione del manifatturiero bresciano. Lo segnala Confartigianato che, sulla base di un sondaggio realizzato dalla viva voce degli imprenditori, ha tracciato un quadro dello ‘stato di salute’ delle piccole e medie imprese bresciane e lombarde a metà anno.
A ciascuna impresa è stato chiesto di indicare la dinamica - aumento, stabile, riduzione - nei primi sei mesi dell’anno in corso rispetto allo stesso periodo di un anno fa. A Brescia, il saldo, dato dalla differenza tra la quota di quante indicano un aumento e di quante una riduzione del trend escludendo chi indica stabile, risulta negativo e quindi in prevalenza in riduzione, per 5 variabili su 11: produzione (-11,1 punti percentuali), margini di profitto (-32,4), ricerca personale (-9,7 punti percentuali), ordini ricevuti (-2,7) e investimenti (-23,1).
Si tratta di una situazione con dati leggermente più in negativo rispetto alla media regionale. Emerge inoltre che chi aveva risposto che il profitto era stato positivo a tutto il periodo post Covid (2021-2023) negli ultimi sei mesi, più di due su tre imprese (69%) hanno indicato che è stato in riduzione per il 24,7% e stabile per il 44,3% dei rispondenti. Ma è soprattutto il manifatturiero il settore che segnala una maggiore difficoltà con più ampia riduzione di: produzione (-23,3 punti percentuali), margini (-36), ordini (-30,2) e investimenti (-24,4).
«Un aspetto piuttosto allarmante che tocca proprio l’elemento nodale e caratterizzante dell’anima della Lombardia produttiva - commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti -. Ciascuno di questi elementi è interconnesso. Abbiamo attraversato anni di aumenti, anche repentini e vertiginosi, di materie prime, energia e costo della manodopera, aspetti che hanno portato alla riduzione della marginalità. Altro elemento centrale è la stretta monetaria che ha fatto schizzare i costi del credito e ridotto i finanziamenti concessi; ora ne scontiamo gli effetti sugli investimenti che vediamo in calo. Bisogna correre ai ripari perché chi non investe, in particolare nel processo di transizione ecologica e digitale rischia di essere tagliato fuori dal mercato».