“Noi, loro, gli altri” Marracash l’aveva pubblicato solo come un “post scriptum”, come un complemento, come l’appunto a margine di un album bello e fortunato quale “Persona”. Difficile immaginare che sarebbe riuscito a mettergli in bacheca tre dischi di platino e una Targa Tenco. Quella per il miglior album dell’anno. Un risultato a sensazione con ripercussioni immediate sul tour che domani lo vede in scena all’Arena Campo di Marte di Brescia sotto l’egida del Summer Music e a settembre per ben sei sere al Forum di Assago (13, 14, 16, 18, 20, 21, con biglietti ancora in vendita solo per quest’ultima). "‘Noi, loro, gli altri” è un disco davvero inusuale per un mercato come quello italiano e il successo che sta avendo è davvero oltre ogni più rosea aspettativa" spiega lui, al secolo Fabio Bartolo Rizzo, 43 anni. "È un disco non facile, con pochi pezzi, spesso senza ritornello e della struttura strana. Incredibile che stia andando così bene, sono contentissimo". Un’onda emotiva capace di travolgere pure un duro e puro come Vasco Rossi, che ha voluto un suo “feat” nell’ultimo singolo “La pioggia della domenica”. "Il mio rapporto con il pubblico non è cambiato dopo l’uscita di questi due ultimi album, nel senso che da sempre si basa sulle canzoni – prosegue “Marra” –. La gente mi conosce, sa che do tanto di me stesso, do tanto di Fabio, ma tutto passa sempre attraverso le canzoni. Se uno mi segue e ha seguito il mio percorso, ha ascoltato bene i miei testi, se è un mio fan, sono certo di poter dire che mi conosce. E sa che c’è una corrispondenza molto forte tra quello che canto e quello che sono. Il mio rapporto con il pubblico si basa soprattutto su questo". Quello del Persone Tour è un viaggio che parte da “Loro” e arriva a “Love” con un dj set nel mezzo in cui tornano cose come “Supreme l’ego”, “A volte esagero”, “La chiave”, “King del rap”, “Scooteroni”, “Cashmere”, “Sport”, “Salvador Dalì”.
"Il pubblico fa sempre il 50% del lavoro, completa quello che un artista prova a fare in studio" dice Marracash. "Dal canto mio ho fatto un grande lavoro di riarrangiamento dei brani, che secondo me diventano tridimensionali portati live con una band – spiega Marracash –. Difficile mettere ordine tra le sensazioni provate preparando questo tour; sicuramente c’era tanta voglia di tornare sul palco, tanta voglia di incontrare la gente, tanta voglia di sentire l’impatto vero delle canzoni sulle persone e anche di essere sorpreso. Il bello è che ogni sera non sai davvero quello che succederà, come ti sentirai e cosa scatterà in te. Al tempo stesso ci sono tante ansie e paranoie, pensi ‘chissà, sarò ancora capace, sarà ancora bello, verrà bene?’ Ma poi penso anche che alla fine è, soprattutto, una festa, un’occasione di celebrare qualcosa, questo momento, questi due dischi e, soprattutto, di divertirsi. È strano, è un caos di pensieri, una bella altalena, un bel saliscendi".