REDAZIONE BRESCIA

“Rischiamo una deriva autoritaria”: l’allarme dei giuristi di Brescia su due disegni di legge del Governo

Il primo è la riforma della giustizia e il secondo è il decreto sicurezza, le cui misure dispongono un “inasprimento degli strumenti di repressione del dissenso”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Brescia – C’è il rischio di “una pericolosa involuzione autoritaria del nostro ordinamento giuridico”. È questo l’allarme, senza precedenti nella sua formulazione, lanciato da 29 docenti della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Brescia. A preoccupare i giuristi sono due provvedimenti non ancora approvati ma in discussione in Parlamento: il primo è il cosiddetto “decreto sicurezza”, il secondo è la riforma della giustizia e, in particolare, la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. A firmare il documento sono stati 29 dei 62 docenti dell’ateneo.

Secondo i docenti, da un lato “con le continue aggressioni mediatiche ai magistrati che assumono decisioni non gradite e con il progetto di separazione delle carriere, che mira a disgregare l’unità della magistratura ordinaria (in realtà ci si preoccupa solo della giustizia penale), si vuole polemicamente e primariamente punire la magistratura inquirente, impedendole di esercitare un controllo di legalità a tutto campo, inclusa la verifica sulla possibile commissione di reati ministeriali da parte degli esponenti del Governo”, mentre dall’altro lato, “con le norme che reprimono il dissenso, si vogliono intimorire coloro che si oppongono a tali misure, rafforzando come mai prima nella storia della Repubblica gli strumenti repressivi dei movimenti di protesta”.

Approfondisci:

Ddl sicurezza, le proteste tornano pacifiche. Il grido: “La nostra libertà in pericolo”

Ddl sicurezza, le proteste tornano pacifiche. Il grido: “La nostra libertà in pericolo”

Da mesi, scrivono i giuristi, “assistiamo ad attacchi quotidiani nei confronti di magistrati che emettono decisioni non in linea con le aspettative della maggioranza politica. L’ambito dell’immigrazione – in particolare la gestione degli arrivi via mare e i centri di detenzione aperti in Albania – è emblematico: di fronte a provvedimenti amministrativi ritenuti illegittimi, la prassi consolidata consiste nell’attacco personale ai giudici, subito etichettati come “politicizzati”, tacciati di voler ostacolare la maggioranza dal realizzare appieno il proprio “vittorioso” progetto elettorale, che viene esaltato come indiscutibile mandato popolare, secondo una visione regressiva della democrazia e della rappresentanza parlamentare. Negli ultimi giorni, l’attacco alla giurisdizione ha perfino oltrepassato i confini nazionali, arrivando a coinvolgere la Corte penale internazionale”.

“Il secondo provvedimento che reputiamo incompatibile con i principi di uno Stato costituzionale di diritto – continuano – è il cosiddetto disegno di legge Sicurezza, già approvato in prima lettura al Senato. Anche in questo caso non abbiamo qui lo spazio per entrare nel merito delle singole misure proposte, che hanno come cifra identificativa l’inasprimento degli strumenti di repressione del dissenso, sino al punto di arrivare a punire con la sanzione penale forme di protesta non violenta, come i blocchi stradali, o addirittura la resistenza passiva, nei casi di proteste all’interno delle carceri o dei luoghi di detenzione per stranieri”.