Il base jumping è uno sport che non perdona. Una volta indossata la tuta alare ci si lancia da una cima, si aprono le braccia e si vola a una velocità compresa tra i 180 e i 210 chilometri orari, planando fino all'atterraggio col paracadute. Il rischio è quello di finire contro la roccia, soprattutto se ci si infila nei canaloni, come ha fatto Raian che aveva già fatto lo stesso salto.
Come filmmaker ha, infatti, documentato le sue imprese mozzafiato, fra cui il precedente salto dal Piz da Lech del 22 luglio 2022. Così com'è morto Raian, sul Piz da Lech che da poco è diventata una meta per i basejumper che lì si ritrovano per sorvolare la strettissima val di Mezdì, a ferragosto del 2020 ha perso la vita Simone Rizzi, un brianzolo di 33 anni. Simone insieme al compagno di volo si era lanciato con la tuta alare di buon'ora. Dopo aver attraversato un canale ghiacciato, gli rimaneva da superare una forcella per poi planare su un altro canale, ma con la tuta alare si può solo perdere quota, non si può risalire, e anche il minimo errore può tramutare una giornata di svago in tragedia. Simone, così come probabilmente Raian, ha calcolato male il momento in cui abbassarsi, schiantandosi contro la roccia, morendo sul colpo. Lo stesso incidente nello stesso punto si è verificato anche l'anno scorso.
A perdere la vita un base jumper finlandese di 33 anni. L'uomo era salito in quota, seguendo la ferrata, insieme alla sua ragazza che poi è tornata a valle a piedi. Proprio lei, non vedendo tornare il compagno, ha dato l'allarme. Sul posto sono intervenuti gli uomini del soccorso alpino dell'Alta Badia e l'elicottero dell'Aiut Alpin che hanno individuato in un canalone nella val Mezdì il corpo dell'uomo che i soccorritori hanno recuperato calandosi con il verricello.