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La cultura della legalità

Chi reagisce d’istinto in casa propria uccidendo un rapinatore finisce sotto processo e rischia di vivere un calvario infinito che può concludersi con una condanna

Milano, 19 settembre 2017 - Chi reagisce d’istinto in casa propria uccidendo un rapinatore finisce sotto processo e rischia di vivere un calvario infinito che può concludersi con una condanna. Sta alla discrezionalità del giudice valutare la proporzionalità della reazione e riconoscere la legittima difesa. Del tema si è discusso ieri in un convegno promosso dal Movimento Forense di Milano, presieduto dall’avvocato Nino La Lumia e assai attivo nella creazione di occasioni di confronto su temi di stringente attualità. «In Lombardia il tema è sentito – ha chiarito la moderatrice Maria Furfaro – visti i numerosi casi di imprenditori e commercianti che, tra le mura domestiche o nei propri esercizi commerciali, hanno reagito uccidendo i rapinatori e poi sono stati condannati in primo grado e assolti in appello per legittima difesa o graziati dal Capo dello Stato».

La politica, in verità, sembra dare risposte più sul piano re- gionale che nazionale. È ferma al Senato la proposta di legge sulla legittima difesa, ma secondo molti è meglio così perché sarebbe peggiorativa del quadro di garanzie attuali. «Intervenire su un tema così delicato in campagna elettorale – ha avvertito il presidente della Regione, Roberto Maroni – rischia di alimentare strumentalizzazioni». Il Consiglio regionale lombardo ha peraltro già approvato un regolamento che aiuta con il gratuito patrocinio chi viene accusato di eccesso di legittima difesa per aver reagito a un’aggressione o a un tentativo di rapina ed è costretto a difendersi in un processo. Su questi aspetti la sensibilità è bipartisan, come ha evidenziato Alessandro Alfieri, segretario regionale del Pd, che invoca più risorse per promuovere la cultura della legalità nelle scuole, visto che - come ha ricordato Maroni - al Pirellone è stata approvata una legge che la prevede. Sullo sfondo c’è il tema dell’aumento delle richieste di licenza di porto d’armi in Lombardia, come risposta alla crescente percezione di insicurezza. Ne ha parlato con casi concretiMaria Beatrice Zammit, altro avvocato del Movimento Forense. Ma sul tema della legittima difesa non può esserci una posizione univoca e preconcetta. Come ha sottolineato Fabio Roia, presidente di sezione del Tribunale di Milano, il giudice è sempre chiamato a operare un bilanciamento tra diritti ugualmente meritevoli di tutela, individuando soluzioni eque, mettendo al primo posto la tutela della vita e salvaguardando il più possibile la proprietà e il domicilio.