Dongo (Como), 13 aprile 2014 - Anche se nel titolo campeggia la parola «Guerra» è un museo di pace quello inaugurato ieri a Dongo nello storico Palazzo Manzi, dedicato a quei ragazzi che nella primavera del 1944 si trovarono, probabilmente senza volerlo, a diventare protagonisti di uno dei capitoli più controversi della storia del nostro Paese. «Non fermarono la colonna corazzata che portava in salvo Benito Mussolini degli eroi da fiction tv – spiega Valter Merazzi, storico e vicepresidente dell’Istituto Perretta, che insieme a Roberto Chiarini, Luigi Ganapini e Giorgio Vecchio ha fatto parte del comitato scientifico che ha lavorato al progetto di museo – erano ragazzi di quei tempi pieni di sogni e di ideali, ma anche di paura. Anche per questo il loro sacrificio e la loro impresa hanno ancor più valore, perché come spesso capita quando la storia bussa alla porta sono le persone normali, con le loro scelte, a fare la differenza».

E la storia dei ragazzi di Dongo è raccontata, assieme a quella della Seconda Guerra Mondiale, all’interno delle sette sale in cui si snoda il racconto del Museo della Fine della Guerra. Un percorso suggestivo quello realizzato dagli esperti di Asteria, la società con sede a Trento che ha realizzato anche il Museo dell’Auto di Torino e la Casa di Giulietta a Verona. «Grazie al loro aiuto e ai contributi di Unione Europea (che ha messo a disposizione oltre tre milioni di euro ndr.), Provincia e Regione Lombardia siamo riusciti a realizzare non un deposito statico di documenti e cimeli – ha sottolineato il sindaco Mauro Robba, rivolgendosi ai bambini delle scuole elementari ospiti, con le bandierine tricolore in mano, dell’inaugurazione – ma un museo moderno e multimediale, con la descrizione degli eventi in quattro lingue diverse.

Un luogo nato per ricordare la memoria di quegli eventi, ma anche per diventare un polo di attrazione per i turisti in visita sul Lario». Tra gli ospiti d’onore della cerimonia il primo cittadino di Arromanches Les Bains, Patrick Jardin, borgomastro della cittadina entrata nella storia per essere stata l’approdo dello sbarco in Normandia. «Avrete una sala riservata nel nostro museo dedicato alla fine della Seconda Guerra Mondiale – ha spiegato il sindaco della cittadina d’Oltralpe gemellata con Dongo – dove ogni anno arrivano 350mila turisti da tutto il mondo. Speriamo che tanti di loro possano venire a trovarvi qui sul vostro splendido lago. Come noi siete custodi della memoria di chi, sacrificando la sua vita, ci ha permesso di costruire l’Europa di pace in cui viviamo oggi». A complimentarsi con il sindaco Robba e con tutti i suoi concittadini anche il prefetto di Como, Bruno Corda, che ha letto un saluto inviato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, oltre al vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani.

di Ro.Can.