PAOLA PIOPPI
Cronaca

Cantù, ragazzine sequestrate: abusi su una 16enne. Uno del branco si difende

Interrogati i ragazzi arrestati per la violenza di gruppo

Abusi sessuali (foto di repertorio)

Cantù, (Como), 3 marzo 2019 - Hanno risposto alle domande del gip, prima uno e poi l’altro. Ieri mattina i due diciassettenni comaschi arrestati giovedì con l’accusa di aver costretto una sedicenne a subire una serie di atti sessuali, hanno affrontato l’interrogatorio di garanzia con il gip del Tribunale dei Minorenni, Marina Zelante. I ragazzi, rispettivamente di origine marocchina - assistito dall’avvocato Ivana Anomali - e albanese, difeso dall’avvocato Alessandro Figini, per oltre un’ora hanno reso i loro racconti di quanto accaduto quel giorno, man mano che il giudice chiedeva spiegazioni, dettagli, versioni dei fatti. 

Sono accusati in concorso di violenza sessuale di gruppo, sequestro di persona e lesioni personali. In particolare, il ragazzo di origine marocchina ha voluto precisare alcuni aspetti delle accuse che gli vengono rivolte. È infatti indicato come il responsabile delle lesioni prodotte alla sedicenne, che dopo essere uscita da quell’appartamento di Cantù, il 14 luglio dello scorso anno, era finita al pronto soccorso, per farsi refertare una serie di morsi, subiti durante quelle tre ore. Ma lui, davanti al giudice, ha negato di aver ferito la ragazza. Complessivamente, ha fornito una versione alternativa in alcuni aspetti e dettagli, che ora sarà valutata dal giudice. Tra le valutazioni che spettano nelle prossime settimane al Tribunale deiMinorenni, ci sarà anche quella relativa alla condizione cautelare più corretta da applicare ai due ragazzi. La procedura minorile, finalizzata in via prioritaria alla rieducazione, prevede infatti la possibilità – non appena si presentino le condizioni e i requisiti - di trasferire i ragazzi in comunità, per affrontare percorsi di recupero comportamentale. Tuttavia il minorenne marocchino si trovava già in comunità per una precedente misura cautelare, e da qui giovedì è stato portato al Beccaria, dove ora si trovano entrambi, in esecuzione di un inasprimento della misura.