Como, 11 giugno 2024 – Dal giorno del suo arresto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare che lo ha condotto ai domiciliari, Vincenzo Militello, collaboratore scolastico di 64 anni di Como, non ha fatto nessuna dichiarazione. Nulla che potesse cercare di cambiare o integrare l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una ragazzina di 15 anni, studentessa dell’istituto superiore Paolo Carcano di Como, e di violenza sessuale e corruzione di minorenne nei confronti di una studentessa sedicenne.
Il primo episodio
Nel primo caso, i fatti risalirebbero al periodo tra ottobre scorso e marzo di quest’anno, quando l’indagato, impiegato come bidello, "con funzioni di vigilanza e pulizia dei locali", in più occasioni avrebbe portato la ragazza in un’aula o nella biblioteca scolastica, locali di cui era in possesso delle chiavi, costringendola a subire e compiere atti sessuali. Circostanze nelle quali l’uomo, secondo le accuse, l’avrebbe minacciata di farle del male se non fosse stata consenziente, schiaffeggiandola, bloccandole le mani o legandola.
Le contestazioni successive
Le accuse relative alla seconda studentessa riguardano fatti che sarebbero avvenuti inizialmente tra 2022 e 2023, quando Militello le avrebbe mostrato un video con protagonista una ragazza nuda, molestandola più volte con apprezzamenti sessuali e con domande sulla sua intimità. Successivamente, a inizio di quest’anno, l’avrebbe abbracciata e palpeggiata. Fatti per i quali all’uomo viene contestata l’aggravante dell’essere stati commessi all’interno di un istituto di istruzione.
Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore di Como Alessandra Bellù, che aveva chiesto gli arresti domiciliari e ora ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini con la formalizzazione delle accuse. Ma in queste settimane, Militello non ha mai voluto rilasciare dichiarazioni al magistrato, rendere interrogatorio o rispondere alle domande del giudice.
Il nodo telefoni
Nel frattempo è stata respinta la richiesta, giunta dal difensore di Militello, l’avvocato comasco Alessandro Grassotti, di acquisire e analizzare i telefoni delle due vittime, nell’ipotesi che potessero contenere qualcosa di interessante per una completa ricostruzione di quanto accaduto, in quanto agli atti è stato sequestrato solo quello dell’indagato.