Como - Dieci giorni terribili quelli che hanno scosso Como, segnata dalla violenza sessuale ai danni di una donna senza fissa dimora in piazza Vittoria, di fronte al Tribunale, e dall’assassinio in via Giussani di Giuseppe Mazza, brutalmente sgozzato mentre riposava nella sua piccola utilitaria che da qualche anno era anche diventata la sua casa. Manifestazioni estreme di un disagio crescente che secondo la Cgil di Como non possono avere come unica risposta la sicurezza.
"Giuseppe, l’anziano senza fissa dimora, trovato privo di vita e con un profondo taglio alla gola, in via Giussani a Como, è morto solo. Gli inquirenti stanno svolgendo il loro compito, ma rimangono tanti interrogativi che non possono essere elusi o risolti “invocando sicurezza” - sottolinea Marinella Magnoni, segretaria provinciale della Spi Cgil di Como - Occorre che, oltre il volontariato che già fa molto in questa città, anche chi amministra intervenga tutelando le persone più fragili, mettendo in funzione tutti quei percorsi di prevenzione del disagio e quelle pratiche di assistenza e vicinanza che, forse, avrebbero permesso una possibilità di vita diversa a questo uomo di 76 anni". L’appello è rivolto in particolare al neo sindaco Alessandro Rapinese che, in occasione della prima aggressione compiuta da un cittadino extracomunitario senza permesso di soggiorno, invocò addirittura il confino per gli irregolari.
«Limitarsi a invocare sicurezza, come ha fatto in queste settimane il sindaco di Como, non può bastare - conclude l’esponente della Cgil - Le parole non bastano anche se ha fatto male non sentire, almeno, qualche parola di solidarietà, di vicinanza umana a quella donna, una persona fragilissima per la vita che conduce vittima di una brutale violenza e di troppa indifferenza. Resta quello che un’amministrazione comunale potrebbe e dovrebbe fare. Per la sicurezza e per garantire condizioni umane a chi è più fragile, più solo e più a rischio".