Turate (Como) – A quarantotto ore dall’agguato a colpi di arma da fuoco che ha visto gravemente feriti due quarantenni albanesi, oggi i carabinieri di Cantù faranno il punto di quanto ricostruito finora assieme al magistrato di turno della Procura di Como, Giuseppe Rose. Nel fascicolo d’indagine, aperto fin da subito con l’ipotesi di tentato omicidio e di altri reati connessi compreso il porto di armi in luogo pubblico, ci sono anzitutto i profili dei soggetti destinatari dell’aggressione, avvenuta venerdì nel tardo pomeriggio a Turate, in via Como: Indrit Lleshaj, 44 anni, residente a Paderno Dugnano; e Artan Lazar, 42 anni, residente a Cormano, entrambi disoccupati e noti alle forze di polizia.
Nel frattempo i medici dell’ospedale di Saronno, dove sono stati ricoverati, potrebbero aver sciolto una prima prognosi e stabilito quali siano i danni fisici causati dai colpi di arma da fuoco che li hanno raggiunti al petto e la collo. Punti vitali per i colpi esplosi con l’intento di uccidere, ma che hanno lasciato vive entrambe le vittime, per quanto in condizioni molto critiche. La dinamica è stata ricostruita con precisione: Lleshaj e Lazar sono stati bloccati mentre si trovavano si muovevano su un’Audi Q5, prima da un’altra auto che ha tagliato loro la strada obbligandoli a fermarsi e poi da una moto.
Dalla due ruote sono scesi due uomini con il volto coperto, che hanno avvicinato gli albanesi e hanno spaccato il parabrezza usando una spranga. I due sono quindi stati fatti uscire dall’abitacolo e raggiunti da diversi colpi di pistola, esplosi da uno solo dei due uomini. Le vittime sono arrivate all’ospedale di Saronno in condizioni già molto critiche. Sono entrambi gravi, uno dei due è ritenuto in pericolo di vita.
Oltre ad acquisire le immagini delle telecamere presenti sul luogo dell’agguato e nella zona circostante per ricostruire l’arrivo e la fuga di auto e moto, nonché capire se ne emerga qualche dettaglio utile, gli investigatori stanno cercando di ricostruire il contesto di appartenenza dei feriti, compresi i motivi per cui i loro nomi erano già noti negli ambienti degli inquirenti.