ROBERTO CANALI
Cronaca

Como, finalmente Aldo Pacifici ha la sua pietra d’inciampo

In ritardo di tre settimane, la cerimonia in via Bellinzona dove venne arrestato l’allora direttore capo della dogana di Chiasso

La cerimonia al numero 11 di via Bellinzona dove venne arrestato Aldo Pacifici

Como, 21 febbraio 2020 - In ritardo di tre settimane, che sono niente paragonate ai quasi ottant’anni in cui la storia è stata consegnata all’oblio, Aldo Pacifici finalmente ha la sua pietra d’inciampo nel punto esatto in cui venne arrestato nel 1943 a pochi passi dalla dogana che aveva diretto per una vita. Una storia a suo modo esemplare quella dell’allora direttore capo della dogana di Chiasso che non aveva mai avuto problemi fino al 1938, l’anno in cui anche l’Italia fascista emanò le cosiddette leggi antiebraiche.

"Mio nonno era nato a Firenze da una famiglia di ebrei e giovanissimo aveva interrotto gli studi per difendere il suo Paese – ha ricordato il nipote che si chiama come lui -. Fu ufficiale degli Arditi e venne ferito due volte in azione, ripresi gli studi alla fine della Grande Guerra divenne direttore capo della dogana di Chiasso. Nel 1938 le leggi antiebraiche gli impedirono di esercitare il suo lavoro, dopo l’8 settembre aiutò diversi suoi parenti a fuggire in Svizzera, ma lui non lo fece per non creare problemi a mio padre, suo figlio, che allora era militare in Sicilia. Proprio il senso del dovere e il sentirsi un servitore dello Stato ha portato mio nonno a non dare peso più di tanto al fatto di essere anche ebreo, un’appartenenza religiosa che tra l’altro in lui non era neppure particolarmente sentita. Solo nel 1943 cercò di passare il confine ma fu arrestato e deportato, prima a Fossoli e poi ad Auschwitz dove morì".

Settantasei anni dopo finalmente la città ha deciso di tributargli un omaggio doveroso attraverso una pietra d’inciampo che è stata posata, alla presenza del sindaco Mario Landriscina e del prefetto Ignazio Coccia, di fronte al numero 11 di via Bellinzona il luogo in cui venne arrestato.