PAOLA PIOPPI
Cronaca

"Alfio non doveva fare quella fine Non c’è conforto per noi ora"

Carugo, il fratello dell’architetto fatto uccidere dalla ex moglie: "Non riuscivamo a capire il perché"

di Paola Pioppi

"Per quasi un anno, non siamo riusciti a capire perché mio fratello fosse stato ucciso. Si era sempre comportato bene con tutti, non trovavamo un senso a quello che gli era capitato". Romeo Molteni - fratello di Alfio, l’architetto ucciso a colpi di pistola la sera del 14 ottobre 2015 davanti alla sua abitazione di Carugo – rivive la sofferenza del lutto ogni volta che affronta un nuovo passaggio processuale. Mesi trascorsi seguendo una complessa e lunga indagine, arrivata a ottobre 2016 all’arresto dell’ex moglie della vittima, Daniela Rho, e di Alberto Brivio, consulente dell’azienda di famiglia con cui la donna aveva una relazione. Prima di arrivare a loro, la Procura di Como aveva dovuto ricostruire una complessa e inimmaginabile rete di soggetti reclutati per commettere atti intimidatori ad Alfio Molteni, con un obiettivo preciso: farlo apparire al giudice della separazione come una persona dalle frequentazioni pericolose, e indurlo a non affidargli le bambine. Ma la stessa vittima, che continuamente denunciava ciò che gli accadeva, non riusciva a darsi una spiegazione: "È stata una cosa talmente assurda che non ci potevamo immaginare che dietro la morte di mio fratello ci fosse un disegno del genere", prosegue Romeo, che ancora oggi non riesce a trovare pace, nonostante i processi, le spiegazioni. "Sono passati cinque anni – dice – ma per noi non è cambiato nulla. Sentiamo sempre più il vuoto della sua mancanza, e il dolore non passa. Ogni volta che sentiamo parlare di lui, si rivive quel momento, quei giorni. Vale per me ma anche per mio padre, che a 92 anni ogni giorno pensa al figlio che ha perso". Dal momento in cui gli arresti hanno svelato chi e perché aveva fatto sparare ad Alfio Molteni, non è mai venuta meno la certezza di arrivare a delle condanne: "Non ci aspettavamo niente di diverso – dice – ma la sentenza cambia poco: la nostra vita non sarà più come prima. Mio fratello non doveva fare quella fine, e nemmeno essere gambizzato. Sono state distrutte famiglie, non c’è conforto".