Una scoperta rilevante per la storia della città, che testimonia l’importanza che Bergamo aveva in epoca romana, maggiore di quanto si immaginasse sino alle scoperte più recenti. Dopo anni di lavoro per mettere in sicurezza la zona, ha aperto al pubblico l’area archeologica di Sant’Agata, in Città Alta, nuova testimonianza della Bergamo romana celata nel sottosuolo del centro storico.
I resti sono venuti alla luce nel corso dei lavori di restauro dell’ex complesso monastico, sede della Cooperativa Città Alta: un insediamento urbano più esteso di quello medievale, prospero centro di raccordo tra le montagne e la pianura, con edifici per la collettività, templi, terme e case patrizie. Gli archeologi durante il loro lavoro si sono trovati fra le mani frammenti di intonaci affrescati, resti di pavimenti in marmo policromo, tracce di stucchi a rilevo ed elementi decorativi in terracotta che ornavano il tetto di quello che doveva essere un imponente edificio pubblico affacciato sul decumano massimo ((rinvenuto anche un poderoso muro, lungo una decina di metri, visibile al centro degli scavi, che apparteneva quasi sicuramente al palazzo).
E poi ritrovamenti più recenti di epoca medievale: una fila di sepolture e un muro con archi che fa da quinta al sito archeologico. Tutto materiale ancora allo studio degli esperti. Davanti alla settecentesca facciata dell’ex chiea di Sant’Agata i progettisti avrebbero voluto realizzare gli impianti per i nuovi spazi del Circolino. E invece la scoperta archeologica ha cambiato i piani. Grazie ad una convenzione tra Cooperativa Città Alta, Comune e Soprintendenza, l’area sarà gestita e mostrata al pubblico anche attraverso visite guidate a cura del Museo Archeologico, nel quale saranno esposti i reperti rinvenuti durante gli scavi.
"Quando abbiamo messo mano al recupero di Sant’Agata, ormai sei anni fa – spiega Tomaso Ghilardi, presidente della Cooperativa Città Alta –, non pensavamo di imbatterci in un’operazione così impegnativa. Ma grazie all’impegno di tutti e alla fattiva collaborazione con l’amministrazione comunale e la Soprintendenza, abbiamo portato a termine l’impresa".
Michele Andreucci