No al “suicidio assistito” del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell’ospedale di Merate. A schierarsi contro l’eutanasia del reparto di Psichiatria del San Leopoldo Mandic, annunciata dal direttore generale dell’Asst di Lecco Paolo Favini che comanda anche sul presidio brianzolo, e pretenderne semmai la rianimazione dopo la serrata scattata durante la pandemia da Covid con il pretesto delle misure anti-contagio, sono all’unanimità i sindacalisti delle organizzazioni confederali e di categoria. Di mezzo ci sono la salute di quanti soffrono di disagio psichico, il sostegno ai familiari che li assistono e anche la sicurezza degli operatori sanitari che se ne prendono cura. L’altro giorno ad esempio un 56enne con disturbi conclamati ha cercato di togliersi la vita in casa, mentre la scorsa notte un 30enne sotto l’effetto di sostanze proibite ha creato parecchi problemi in Pronto soccorso, senza che i medici di guardia abbiano potuto somministrargli nulla senza la consulenza di uno specialista. "Temiamo gli esiti di scelte che mettono in discussione la tutela della salute mentale dei cittadini", spiegano all’unisono i segretari provinciali di Cgil Lecco, Cisl Monza Brianza Lecco e Uil del Lario Diego Riva, Mirco Scaccabarozzi e Dario Esposito, con i rispettivi colleghi delle relative delle categorie della Funzione pubblica Teresa Elmo, Cristina Copes e Massimo Coppia. Anche perché i pazienti con sofferenza mentale e comportamentale aumentano, specialmente tra i giovani. "Lo stato di crisi del Dipartimento di Salute mentale è nota da tempo, ma sopprimere i servizi erogati, trascurando l’impatto sui pazienti e sui loro familiari, non può essere l’unica risposta al problema. Accanto alla necessità di riaprire il reparto di Psichiatria di Merate, occorrono interventi strutturali anche a livello di rete territoriale di supporto al disagio mentale - tendono la mano i sindacalisti -. Chiediamo ai dirigenti di Asst l’apertura di un tavolo".
Daniele De Salvo