
Il Tribunale di Como
Appiano Gentile (Como), 30 maggio 2018 - Soldi per l’inesistente assicurazione in Svizzera, ma anche per le cure e gli esami, i cui esiti venivano riferiti a voce. Oltre 200mila euro consegnati da un anziano di 95 anni ad A. F. , 63 anni e al figlio S.F. 25 anni, entrambi di Cantù, condannati rispettivamente a 6 anni e 8 mesi di carcere e 3 anni e 8 mesi dal giudice monocratico di Como. Le condotte di cui dovevano rispondere i due imputati, partono dall’aprile 2014, quando la Favero si era presentata all’anziano spacciandosi per fisioterapista alle dipendenze di un’associazione che lavorava all’interno di una clinica di Lugano. Da quel momento gli ha praticato terapie di ionoforesi per la sciatica, ma anche prelievi per svolgere esami clinici, del sangue e delle urine, comunicando man mano gli esiti a voce e senza mai referti scritti.
La donna, che è risultata priva di permesso di lavoro in Svizzera, assieme al figlio era inoltre accusata di aver convinto l’anziano a sottoscrivere un’assicurazione di Locarno per il rimborso delle spese mediche, utilizzando la sigla dell’assicurazione sociale obbligatoria per gli infortuni, che non copre la casistica per cui l’ultranovantenne ha versato il denaro. La Procura di Como, dopo aver ricevuto la denuncia del figlio, un anno dopo l’inizio dei rapporti tra i genitori e i due imputati, ha ricostruito i bonifici con le dazioni, quantificando un totale di 213mila e 520 euro, che i due Favero si sarebbero intascati.
La donna era inoltre accusata di una truffa ulteriore truffa ai danni dell’anziano, convincendolo a consegnarle 30mila euro per far fronte a una difficoltà familiare, causata dall’inesistente perdita del genero, della figlia e dei due nipoti. Infine un’ultima imputazione riguardava una terza truffa ai danni di una coppia da cui si sarebbe fatta consegnare 2000 euro nel 2015, garantendo un posto di lavoro in Svizzera, al punto da spingere il marito a licenziarsi vanamente dal suo impiego in Italia. A dibattimento, la F. si è difesa sostenendo che tutto il denaro le era stato consegnato spontaneamente, e mai ottenuto con raggiri. Le indagini della Guardia di finanza di Olgiate Comasco, avevano ricostruito le uscite di denaro dal conto corrente e dalla carta di credito prepagata di C. F., utilizzato in centri commerciali e sale slot. Per questo nel marzo 2016, il gip di Como aveva disposto il sequestro preventivo di conto e carta.