Cambiano i modi, non la sostanza. Dopo il blitz fallito la scorsa settimana il Comune di Como ha deciso di usare il guanto di velluto nei confronti dell’associazione Carducci, che dovrà lasciare definitamente i locali che occupa all’intero della sede di via Cavallotti entro il prossimo 5 novembre. La comunicazione è arrivata oggi, con l’avviso che se entro le 10 i locali non saranno liberati si provvederà allo sgombero per opera degli agenti della polizia locale, in coordinamento con la prefettura e la questura. La scorsa settimana si era presentato direttamente il sindaco, Alessandro Rapinese nella sua duplice veste di assessore al Patrimonio, che però aveva preferito mandare avanti il comandante dei vigili, Vincenzo Aiello e il dirigente dell’ufficio. La loro iniziativa era stata bloccata dalla presidente del sodalizio, l’avvocato Maria Cristina Forgione, che ha rimediato una denuncia per il suo comportamento.
L’associazione tuttora ribadisce di non avere mai ricevuto la notifica dell’ordinanza di sgombero e quindi di essere impossibilitata a fare ricorso. Da mesi il Comune cerca di riprendersi l’immobile di via Cavallotti per affidarlo al Conservatorio in cerca di nuovi spazi. L’associazione Carducci però ha sempre opposto l’atto di donazione, firmato nel 1930, rivendicando a proprio vantaggio la concessione sine die. Dopo ricorsi e controricorsi l’auspicio, almeno da parte dell’associazione Carducci, è che da qui al 5 novembre si possa avviare un confronto e magari a una soluzione in grado di salvaguardare gli interessi di tutti. Lo spera anche il capogruppo di Svolta Civica, Vittorio Nessi, che ha nome di tutta l’opposizione ha avanzato la richiesta di discutere in consiglio comunale la questione del Carducci. "La ricerca della soluzione non può passare sempre da “atti di forza” - spiega - Il sindaco dia il giusto spazio all’ascolto e al confronto".