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Confermata la sentenza del Tribunale di Como
Como – Due anni fa, era stato condannato per esercizio abusivo della professione di avvocato, per aver nascosto a una cliente di essere stato radiato dall’albo degli avvocati fin dal 2001. L’uomo, 72 anni domiciliato a Milano, aveva continuato a esercitare la professione, arrivando ad assistere una cliente in un contenzioso davanti alla Commissione tributaria di Como, dal 2013 al 2017.
Gli incontri al McDonald’s
L’aveva incontrata più volte all’interno di un McDonald’s, dicendo di voler agevolarla e non costringerla a inoltrarsi nel traffico milanese. Ma poi la cliente aveva scoperto l’inganno, e lo aveva denunciato: in primo grado, confermato in Appello lo scorso anno, l’uomo aveva rimediato una sanzione di 800 euro e 23mila euro di risarcimento alla cliente. Ma il sedicente avvocato è voluto arrivare fino in Cassazione, sostenendo che i giudici avevano prestato ascolto solo alla versione della parte offesa, e che lui non aveva mai fatto firmare alla donna documenti ufficiali.
Il titolo di avvocato inesistente
Ma la Suprema Corte ha rigettato il ricorso e confermato la condanna, in quanto, come emergeva dalle stesse sentenze, “il ricorrente, che era stata radiato dall'ordine degli avvocati, aveva avuto circa venti incontri con la persona offesa, le aveva consigliato di proporre ricorso per risolvere un problema tributario, aveva predisposto due ricorsi”, e inoltre “speso l'inesistente titolo professionale di avvocato con condotte tipiche dell'esercizio della professione legale, svolte in maniera organizzata e protratta per un considerevole arco temporale”.