REDAZIONE COMO

Bandiera di Salò. Sequestro e denuncia

"Propaganda di fascismo": con questa ipotesi di reato, il Gip di Como Walter Lietti ha convalidato il sequestro di...

"Propaganda di fascismo": con questa ipotesi di reato, il Gip di Como Walter Lietti ha convalidato il sequestro di...

"Propaganda di fascismo": con questa ipotesi di reato, il Gip di Como Walter Lietti ha convalidato il sequestro di...

"Propaganda di fascismo": con questa ipotesi di reato, il Gip di Como Walter Lietti ha convalidato il sequestro di una bandiera della Repubblica di Salò, che era stata affissa al balcone di un condominio di via Bellinzona. L’intervento della polizia risale a martedì 3 dicembre, quando era giunta al centralino del 112 una segnalazione relativa appunto alla presenza di quella bandiera visibile in pubblico. I poliziotti erano quindi intervenuti alla mattina, per poi tornare qualche ora dopo, quando avevano rintracciato il padrone di casa e proprietario di quel vessillo, un comasco titolare di un bar in città. Sequestrando quello che è stato ritenuto un corpo di reato: una bandiera italiana con al centro un’aquila che tra gli artigli stringe un fascio littorio. Secondo quanto emerso da verifiche storiche, sarebbe stata utilizzata durante l’ultimo periodo della Repubblica di Salò, tra 1944 e 1945, simbolo dei combattenti, che in quei mesi avevano alternato tre diverse bandiere, tutte molto simili. Su richiesta del sostituto procuratore Michele Pecoraro, il giudice ha proceduto con la convalida del sequestro, ipotizzando un atteggiamento di "esaltazione" dell’ideologia fascista, secondo quanto previsto dalla legge Scelba del 1952, che isola queste specifiche condotte e prevede la reclusione da sei mesi a due anni per chi "pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche". Un provvedimento al quale il proprietario della bandiera potrà ora fare ricorso, dopo aver incaricato un avvocato, non solo per riavere quanto finito sotto sequestro, ma per difendersi dall’accusa penale che ora grava su di lui. Paola Pioppi