LUCIA GALLI
Cronaca

Nella perla del Lario è tutto pronto per il memorial Kennedy

Nel giugno del 1963 il presidente americano arrivò a Bellagio

1917, nasce JFK

Bellagio, 6 agosto 2018 - Ancora due giorni di attesa, poi Jfk sarà tornato a «casa», a Bellagio, come quell’unica notte del giugno 1963 che tutti ancora ricordano in paese, quando il presidente sostò al Grande Hotel Villa Serbelloni, concedendosi per il borgo una fugace passerella, che stregò tanti bellagini della beat generation. Ieri i primi elementi del nuovo memorial a Jfk sono arrivati in traghetto e da questa settimana per ricordarlo, il lungo lago della «perla» completa il suo restyiling con un monumento tutto nuovo, pensato ad hoc dall’architetto comasco Attilio Terragni e fortemente voluto dall’amministrazione di Angelo Barindelli e dell’assessorato alla cultura guidato da Paola Rossi.

Cinque anni fa alla Casa Bianca c’era ancora Barack Obama che sul lago a casa Clooney non era ancora stato; a Bellagio, però, si pensava già al grande Kennedy quando, al concorso internazionale di idee «Best practices for lake award>, fu premiato il progetto di Terragni. Poi la progettazione e il supporto di Alan Howard, magnate britannico dell’economia da sempre vicino a Bellagio. La sua donazione, insieme ai fondi del Comune, permette di passare dal disegno alle tre dimensioni. Ora ci siamo: «Ieri notte non ho quasi dormito – confessa Terragni - . Per la nostra generazione Jfk è stato l’uomo che avrebbe potuto cambiare il mondo. Non ci è riuscito, per via di un atto violento che se l’è portato via giovanissimo, proprio come tanti «miti» di quegli anni». Onorare la sua memoria, nel paese che ospita anche la Fondazione americana Rockefeller, passa anche da questa lastra di acciaio e luce che sta prendendo forma sul lago, come un «inchino gentile» ad un grande della storia.

«Quando il potere spinge l'uomo all'arroganza, la poesia gli ricorda i suoi limiti»: una frase di Jfk campeggia sul memorial. Una foto del presidente campeggia al centro e dona luce all’intero monumento senza togliere la vista e la dolcezza del paesaggio, come concordato con la Soprintendenza per tutelare il paesaggio. Sembra una rampa verso quello spazio che in quegli anni veniva conquistato; sembra anche un’apertura verso il ricordo: «Io ho pensato alle tombe ipogee di Agamennone o Filippo di Macedonia, perché anche Jfk è stato «re» di una democrazia moderna, ma – prosegue Terragni - mi piacerebbe che ognuno sapesse leggerci un‘emozione personale: a questo serve l’architettura moderna».