Cabiate (Como), 24 gennaio 2021 - I due reati di cui è accusato Gabriel Robert Marincat, sono puniti con pene elevatissime. Il primo capo di imputazione, maltrattamenti da cui è derivata la morte della vittima, può arrivare a un massimo di 24 anni di condanna, mentre la violenza sessuale ai danni di una persona minore di dieci anni, arriva fino a vent’anni. Le indagini sono ancora in corso, e queste sono le accuse allo stato di ciò che è emerso finora, ma è bastato per consentire al gip di parlare di un contesto di "assoluto orrore", a fronte di una ipotesi di morte come conseguenza non voluta di gravi e ripetuti maltrattamenti. Le esigenze cautelari, disposte nella forma più grave, il carcere, sono sostenute dalla "gravità e odiosità" dei fatti di cui è accusato Marincat, e dalla "ripugnanza del coinvolgimento della vita, dell’incolumità fisica e dell’integrità sessuale di una bambina di soli diciotto mesi". Ma di fatto, secondo il giudice ricorrono tutti i presupposti previsti dalla legge. Innanzitutto il pericolo di inquinamento delle prove: Marincat, iscritto sul registro degli indagati fin dall’inizio, ma solo a titolo di atto dovuto per svolgere l’autopsia, aveva nominato un suo consulente, ed era quindi a conoscenza dell’esito dell’esame.
Il suo allontanamento dalla casa della compagna risale a pochissimi giorni fa, creando così un ulteriore presupposto cautelare: l’assenza di un domicilio certo, e dunque un pericolo di fuga. Per come è stata ricostruita la personalità dell’indagato, allo stato di quanto emerso finora, la possibilità di arresti domiciliari viene esclusa anche per l’assenza di freni inibitori dimostrata con le sue condotte, e il pericolo che possa ripetere condotte violente. Entro cinque giorni, sarà interrogato dal gip, a cui darà la sua versione di quanto accaduto quel pomeriggio.