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Bimbi terrorizzati e maltrattati. Condanna definitiva per la maestra

Confermata la sentenza: un anno e dieci mesi per la donna al centro del caso che sconvolse Como

Bimbi terrorizzati e maltrattati. Condanna definitiva per la maestra

Antonella Telesca, 47 anni, insegnante in una scuola materna in città, era finita sotto indagine nel 2017, accusata di maltrattamenti ad alcuni bimbi della sua classe. Il processi si era concluso con la condanna a un anno e dieci mesi di reclusione, confermati in Appello e ora resi definitivi dalla Corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso, ritenendolo inammissibile. La prima denuncia era stata presentata dal padre di un bimbo di 4 anni che un pomeriggio era uscito da scuola con una guancia arrossata, riferendo di aver ricevuto uno schiaffo. Con il referto del pronto soccorso, si era rivolto alla polizia, spiegando inoltre che, secondo i racconti del bimbo, non era la prima volta che succedeva, con i bambini "un po’ troppo monelli". La Squadra Mobile di Como, aveva quindi avviato un’indagine portata avanti con l’installazione, per 45 giorni, di telecamere nell’aula in cui l’imputata faceva lezione. Da quelle immagini, che avevano ripreso ciò che avveniva con i piccoli, erano scaturite le accuse per l’insegnante: la polizia, nella relazione conclusiva, aveva parlato di bimbi "umiliati… terrorizzati e immobili", o ancora di "punizioni pubbliche quando qualcuno faceva qualcosa che non andava bene". Accuse dalle quali l’insegnate si è sempre difesa. Durante il dibattimento, erano state ascoltate diverse testimonianze di genitori: "All’inizio aveva voglia di andare a scuola – aveva detto una mamma - poi piangeva e si buttava a terra perché non voleva andare. Ho cercato di chiedergli i motivi, ma non mi diceva nulla. Ne avevo parlato con le maestre, ma non ho mai avuto risposte". Il processo di primo grado, si era concluso a ottobre 2021 con la condanna dell’imputata a un anno e 10 mesi di reclusione, sentenza poi confermata Corte d’Appello di Milano, dove i giudici avevano riformato solo relativamente all’obbligo di frequentare un percorso di recupero dal reato che le veniva contestato, a cui era subordinata la sospensione condizionale della pena. Ora il pronunciamento definitivo della Cassazione conclude una vicenda iniziata sette anni fa. Paola Pioppi