PAOLO GALLIANI
Cronaca

L’alchimista che alle elementari produceva già la sua prima birra

Agostino Arioli di Limido Comasco è giunto terzo al concorzo nazionale 2015

Agostino Arioli

Limido Comasco, 24 gennaio 2016 - Benjamin Franklin, che non è proprio uno sconosciuto, aveva un certezza assoluta. «La birra è la prova che Dio ci ama e ci vuole felici». Non così celebre ma nemmeno tanto anonimo, Agostino Arioli aggiungerebbe una postilla, piccolo peccato di pignoleria misto ad un po’ di orgoglio lombardo, anche se ha appena portato a casa un riconoscimento che vale più di un buon boccale della sua famosa Tipolils: terzo assoluto al concorso nazionale «Birraio dell’anno 2015» che si è appena celebrato a Firenze davanti a una giuria di 90 esperti e a migliaia di «beer lovers». «Ok per la birra e ok anche per la felicità – commenta - ma insomma, il primo posto sarebbe stato meglio». Indubbiamente.

Ma è una gioia che aveva già provato alcuni anni fa e comunque non esultare fa specie: è come essere delusi se da attore, dopo i Golden Globe non ti aggiudichi anche l’Oscar. E allora, riflettori accesi su «Ago», questo alchimista che ha messo sulle mappe dei buongustai piccoli centri come Lurago Marinone e Limido Comasco e scritto pagine importanti su questa bevanda artigianale, nuovo emblema di convivialità, eclettismo e piacere nell’immaginario collettivo anche degli italiani.

Storia tutta da raccontare, la sua. E storia predestinata, se è vero che già da piccolo, alla Scuola Elementare, con un suo amico olandese di nome Mike, si era già misurato con il primo tentativo più o meno coronato da successo. Classica birra da garage: «Non ricordo la ricetta: era incompleta e sommaria. Ma ogni tanto mi torna nel naso il profumo del luppolo in infusione che avevamo usato». Come dire: una professione predestinata, coltivata nell’adolescenza e ai tempi dell’Università, quando dalle sue parti giravano le prime Bulldog, George Killian’s e Martins Pale Ale e sembrava naturale misurarsi con esperimenti tipo «orzo biologico maltato in casa, lievito del pane e una damigiana». Qualche delusione iniziale ma anche testarde convinzioni. E finalmente gli incontri decisivi, con Gianni Pasa e con altri maestri di un’arte poi raffinata con viaggi alla Poretti di Induno Olona, in Germania e in Canada.

È il '96 quando apre a Lurago Marinone il primo Brewpub della Lombardia e Agostino comincia a scomodare i nomi di due birre «capostipite» come la Tipopils e la Rossoscura. Poi, qualche ritocco ai prodotti iniziali di quello che nel frattempo è diventato il Nuovo Birrificio Italiano, gli apprezzamenti dei consumatori sempre più esigenti che intanto s’innamorano della Bibock e della Amber Shock, e i rapporti essenziali con il fratello Stefano e con una decina di amici e soci. Lui insiste: birre non pastorizzate e nemmeno filtrate, senza stabilizzanti, additivi e centrifugazioni. Insomma, birre fresche e profumate, ma anche birre dove dominano i malti o quella nera – la Nigredo – con l’originale utilizzo di pellet di luppoli tedeschi tostati. E Slow Food nel 2015 rende omaggio all’esuberante brewmaster del Comasco: «Agostino ha cambiato le regole del gioco ridefinendo i parametri della birra, in Italia e non solo». È solo l’ultima certificazione. Pochi giorni fa, il responso al Campionato nazionale dei birrai a Firenze: davanti a centinaia di concorrenti, anche un semplice «bronzo» dovrebbe valere oro. Tant’è. Avesse avuto tempo e modo di produrre anche aforismi, quello famosissimo coniato dal grande Woody Allen l’avrebbe sicuramente inventato lui, «Ago» Arioli, dopo un sorso della sua leggera e profumata «Florette»: «Cerco l’assoluto. Ma mi accontenterei di una buona birra».