FEDERICO MAGNI
Cronaca

Il Blu comasco e l'idea di "proteggerlo"

Sul muro del Casnati di Como l'artista che a Bologna ha cancellato le sue opere suscitando grande clamore ha lasciato un suo lavoro

L'opera di Blu a Como

Como, 17 marzo 2016 - Dopo la cancellazione dei murales di “Blu” a Bologna, con la notizia rimbalzata un po’ ovunque della sua clamorosa “autocensura”, come protesta contro la privatizzazione della street art, ora altre città italiane iniziano a guardare con un occhio di riguardo i lavori che l’artista (definito a volte erroneamente il Banksy italiano) ha lasciato alla collettività. Ed è così che anche a Como l’opera di Blu che appare vicino al  Centro studi Casnati viene già vista sotto un altro punto di vista.  “Ora, dopo il suo gesto a Bologna, ancora più noto è da proteggere perché bello”, scrive Pierpaolo Perretta, conosciuto con il nome di “Mister save the wall” (artista “salva muri”, abbastanza istituzionalizzato in città). Che Blu sia diventato “più noto” in questi giorni per aver cancellato i suoi lavori, piuttosto che per le sue opere che da tanti anni “si muovono” dando vita a singolari distorsioni della società, è di per sé singolare. 

Paradossale anche perché nel mondo della street art italiano il nome di Como continua, purtroppo, a ricordare una pagina nera: quella dalla quale una decina di anni fa uscì, per la prima e ultima volta in Italia, un nucleo di polizia locale, battezzato “anti-writer”, con poteri amplificati per sorvegliare, intercettare e perseguire i tanti artisti della scena comasca (che all’epoca era abbastanza all’avanguardia in Italia) che si davano da fare su muri e treni, come fossero pericolosi mafiosi. Un’esperienza che terminò con un colpo di pistola sparato a bruciapelo nella testa di uno di loro, che all’epoca aveva solo 18 anni.  

"Proteggere" il lavoro comasco di Blu dunque non sarebbe come chiamarlo di nuovo in causa con rullo e pittura grigia?