Cabiate (Como) - Sono passati quatto mesi dalla morte della piccola Sharon Barni, e solo ora sarà possibile seppellirla. Mentre si sono conclusi tutti i complessi accertamenti medico legali, necessari per capire cosa le fosse capitato l’11 gennaio, in quelle ore che hanno preceduto il decesso della bimba di soli 18 mesi, si aggrava la posizione di Gabriel Robert Marincat, rumeno di 25 anni, da tre mesi convivente con Sharon e la madre, che quel giorno era da solo in casa con lei. Era stato arrestato due settimane dopo, il 23 gennaio, con l’accusa di morte causata da maltrattamenti, e violenza sessuale aggravata. Ma ora il sostituto procuratore di Como Antonia Pavan, ha inasprito l’ipotesi di reato, diventata omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale, confermata definitivamente dall’esito della consulenza del medico legale di Bergamo. La bimba quella sera era stata portata in ospedale al Papa Giovanni XXIII in condizioni tragiche, alle quali non era sopravvissuta: fin dai primi accertamenti, era emerso che quelle lesioni, e soprattutto il trauma cranico, non erano compatibili con l’incidente domestico raccontato da Marincat, la caduta di una stufetta scaldabagno in plastica.
Dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip Andrea Giudici, emergeva come l’autopsia – integrata dalle indagini dei carabinieri della Tenenza di Mariano Comense - fosse stata determinante nell’arrivare a quella prima ricostruzione, facendo emergere un quadro "articolato e inquietante", tra cui un "traumatismo cranico contusivo produttivo di frattura cranica occipitale sinistra, dei focali sanguinamenti intracranici ed un edema cerebrale massivo". Ferite che ora non solo vengono considerate del tutto volontarie: colpi ripetuti e violenti, che sarebbero stati assestati deliberatamente. Altre lesioni, concentrate in zona genitale risultano inoltre compatibili con un abuso commesso con un oggetto non meglio identificato.