Garzeno (Como), 25 ottobre 2024 – Ha ammesso di aver rapinato e ucciso Candido Montini il ragazzo di 17 anni accusato dell’accoltellamento mortale del 24 ottobre nella frazione di Catasco di Garzeno, nel Comasco. La confessione è arrivata durante l'udienza di convalida del fermo all'ipm Cesare Beccaria di Milano. La giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni di Milano, Irina Alice Grossi, dopo l'interrogatorio di stamani a cui era presente anche la pm Myriam Iacoviello, oltre ai difensori, ha convalidato il fermo del 17enne e ha disposto per lui la misura della custodia cautelare in carcere. Finora negli interrogatori davanti alla pm per i minori, sia in quello che ha portato al fermo che in un altro successivo, il 17enne si era avvalso della facoltà di non rispondere.
"Allarmante disagio che non è stato intercettato”
“Anche questa tragica vicenda – ha sottolineato in una nota Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale dei minori di Milano – che segue a breve distanza di tempo altri eventi parimenti drammatici che hanno come protagonisti giovani appartenenti a famiglie inserite nel contesto sociale, evidenzia un gravissimo e allarmante disagio che non viene tempestivamente intercettato né dalla famiglia, né dalla scuola, né dalle diverse agenzie del territorio”.
Il dna sull’arma del delitto
Candido Montini è stato colpito da almeno 28 volte all’addome, torace e gola, anche quando era già a terra. L’arma del delitto – un coltello da cucina – era stata gettata lungo la via di fuga: sul coltello era rimasta una traccia di sangue del diciassettenne. Per questo il ragazzo, parente alla lontana della vittima, era stato fermato, un mese dopo l'uccisione di Montini e dopo i prelievi a tappeto di Dna nella piccola frazione.
Il coltello identico in cucina
Lunedì, quando il ragazzo era stato prelevato dalla sua abitazione di Catasco di Garzeno, a poca distanza dalla casa della vittima, i carabinieri hanno proceduto a una perquisizione, trovando un coltello del tutto identico all’arma del delitto. Un coltello di uso e vendita comuni, ma questa coincidenza ulteriore è andata rafforzare l’elenco degli indizi contro il ragazzo, che questa mattina ha confessato il delitto.
Il diverbio per i soldi falsi
Non era il solo elemento in mano all’accusa. Al giovane mancava anche un alibi: la sua presenza alla scuola guida nel pomeriggio del giorno del delitto non arriva a coprire la fascia oraria in cui, secondo la prima valutazione del medico legale, è stato commesso l’omicidio, dalle 12 alle 16. Il presunto movente sarebbe inoltre ricollegabile a una discussione avuta il giorno precedente con il 76enne. Il diverbio era scaturito dal tentativo di cambiare tre banconote da 100 euro che, secondo la vittima, erano false. Tanto che gli avevano creato preoccupazione, al punto che Candido – "Che si preoccupava per gli altri" – aveva messo in guardia diversi conoscenti.